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Le case della salute non piacciono: mancano organizzazione e modelli

Medicina Generale Redazione DottNet | 08/01/2014 15:56

Non “sfondano” tra i medici di famiglia e neanche tra gli assistiti. E aprirle non è poi così facile come pareva, almeno a giudicare da quanto sta accadendo in qualche regione. Problemi su problemi per le Case della Salute, il modello organizzativo della medicina generale che a oggi sembra raccogliere i maggiori consensi tra gli amministratori locali: Toscana ed Emilia Romagna hanno fatto da apripista ma oggi dietro di loro c’è un bel gruppetto di “imitatori” che comprende Lazio, Puglia, Sardegna, Liguria, Friuli Venezia Giulia e altre ancora.

Come riporta Filodiretto di Federfarma, molte procedono a singhiozzo e non sempre alle parole riescono a far seguire subito i fatti, ma non c’è dubbio che le “Case” sono di moda un po’ dappertutto.
Almeno è così tra i politici, perché tra chi in queste strutture deve andare a lavorare – cioè i medici di famiglia – o a farsi curare – gli assistiti – non si avverte lo stesso consenso. La prova più convincente arriva dal comunicato diffuso il 30 dicembre dalla Fimmg di Bologna, eloquente fin dal titolo: le Case della Salute non sono l’elisir di tutti i mali. E’ un documento interessante, perché a livello nazionale questo sindacato propugna da tempo l’associazionismo complesso. In Emilia Romagna, tuttavia, la Regione va avanti sul tema tipo schiacciasassi e i mmg non apprezzano. «La Regione» si legge nella nota «si è subito preoccupata di definire grandezza e struttura delle Case della Salute, ma nulla è stato fatto per affrontare il problema dell’organizzazione, della gestione e di percorsi, e soprattutto la ricerca di modelli e di risposte condivise con i professionisti». I quali, tra l’altro, ancora attendono risposte alle domande che più contano: «All’interno di questa organizzazione complessa quale rapporto di lavoro avranno? Quali integrazioni manterranno e che garanzie di copertura previdenziale avranno rispetto alla realtà di partenza? Nella prospettiva di una copertura oraria sulle 24 ore come sarà il turno di lavoro? C’è il rischio di realizzare ossimori anziché dare risposte».
Le perplessità non sono solo bolognesi. Lo Snami (il sindacato più rappresentativo della mg dopo la Fimmg) dice no da tempo alle aggregazioni complesse (non solo le “Case”, anche Utap e Uccp), perché «snaturerebbero il rapporto medico paziente che è alla base del gradimento indiscusso della medicina generale» e farebbero sparire «gli studi medici nei piccoli paesi a vantaggio dei grossi supermarket della sanità, lontano dalle case dei pazienti e dai paesi».


Ed è qui che scattano le paure degli assistiti. Per esemplificare basta pescare a casaccio dalla cronaca: in provincia di Vicenza, la prossima apertura nell’ex ospedale Boldrini di una Casa della Salute (ma sarebbe più giusto chiamarla medicina di gruppo, con apertura h24 sette giorni su sette) comporterà la chiusura dell'ambulatorio medico di Santo-Lampertico, frazione a sud di Thiene. Risultato, abitanti in subbuglio e autorità sanitarie costrette a correre ai ripari, tanto che la stampa parla di un possibile accordo tra Asl e parrocchia perché al medico in partenza venga messa a disposizione una stanza dove potrà continuare a visitare per quattro ore a settimana.
E’ un copione che si ripete spesso quello delle comunità locali in stato di agitazione alla notizia della prossima chiusura di una struttura sanitaria. Ed è ormai prassi, in molte Regioni, che quando si dismette un piccolo ospedale si prometta in cambio una Casa della Salute; ma nessuno ha ancora pensato a cosa promettere quando si chiude un ambulatorio di mg. E poi, non è neanche così facile aprirle, queste “Case”: il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, aveva pianificato le prime inaugurazioni (nell’ambito di un programma che prevedeva una cinquantina di strutture per il 2015) entro l’inizio del nuovo anno ma la stampa locale ha già scritto che si dovrà attendere ancora. E anche altrove le “Case” hanno trovato da tempo ampio spazio sulla carta, ma poi nei fatti si è visto poco. Forse perché – come scrive Fimmg Bologna nella sua nota –servono innanzitutto come elisir da mostrare in pubblico per promettere la veloce guarigione del Ssn da tutti i suoi mali. 

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Fonte: federfarma

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