La SIICP - Società Italiana Interdisciplinare per le Cure Primarie - scalda i motori per i prossimi appuntamenti e per le progettualità in corso d’opera.
Tra gli eventi di maggior richiamo, il prossimo ottobre si svolgerà a Venezia l’ormai tradizionale appuntamento su “Cure Primarie e Paziente Anziano”; mentre a novembre, a Bari, giunge alla sua quinta edizione il convegno “Cure Primarie e paziente oncologico”. In entrambi i congressi saranno affrontati gli argomenti di maggiore attualità scientifica, rispettivamente in tema di cure ed assistenza al paziente anziano e percorsi diagnostici e terapeutici del malato oncologico, il tutto alla luce dei nuovi bisogni dei pazienti e delle nuove esigenze professionali che il riassetto organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale comporta.
Vincenzo Contursi è il presidente della SIICP, società scientifica della Medicina Generale/di Famiglia e di tutte le professionalità che attorno ad essa gravitano nel comparto delle Cure Primarie.
Innanzitutto che cos'è la SIICP e quali sono i suoi obiettivi.
E' un'associazione a carattere scientifico autonoma e indipendente, nata qualche anno fa anche sulla spinta culturale dell’ormai famoso documento “Primary Care: Now more than ever”, pubblicato dall’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2008. Il documento lanciava un monito ai Governi ed alla comunità scientifica internazionale, affermando che nel prossimo futuro la sostenibilità economica dei Sistemi Sanitari, l’equità sociale (diritto alla salute) nonchè l’efficacia degli stessi, dipenderà dalla capacità che avremo di strutturare un sistema di Cure Primarie al passo con i tempi. La SIICP si prefigge quindi il fine di promuovere, valorizzare e sostenere il ruolo delle Cure Primarie sia nella sanità italiana che nelle organizzazioni sanitarie europee e extraeuropee; con un occhio di riguardo rivolto alle nuove generazioni di giovani medici che hanno nella società una loro area riservata, il “Gruppo Asclepio” - Area Giovani Medici SIICP.
Nel dettaglio, com'è organizzata la Società?
Tutte le attività scientifiche hanno un'area clinica di “speciale interesse” coordinate ognuna da un responsabile nazionale, che promuove ed organizza le attività formative e di ricerca nel proprio ambito di interesse. Il Comitato Scientifico è composto dai responsabili di Area Clinica, a loro volta guidati da un coordinatore nazionale. Al Consiglio Direttivo, in carica per tre anni, si affianca il Consiglio Nazionale, rappresentativo non solo del Comitato Scientifico ma anche di tutte le realtà regionali (Coordinatori Regionali) e delle sezioni dei soci aggregati (Coordinatori Nazionali) composte dalle diverse figure professionali che operano nell’ambito delle Cure Primarie. In questi anni abbiamo avviato molti progetti con Università pubbliche e private e Fondazioni di ricerca, oltre ad aver stretto rapporti con le più importanti associazioni nazionali e internazionali del settore.
L'Associazione ha anche una pubblicazione di grande valenza
Sì, infatti: si tratta del nostro organo ufficiale, l’IJPC - Italian Journal of Primary Care concepito, scritto e pubblicato da Medici di Famiglia in collaborazione con un Board Scientifico-Editoriale nazionale ed internazionale composto da colleghi medici di famiglia, specialisti territoriali e specialisti ospedalieri e/o universitari. Il giornale pubblica articoli originali di ricerca clinica, case report, clinical practice, linee guida, revisioni bibliografiche, oltre a contributi di esperti in tema di management sanitario, clinical governance, valutazione di qualità, Information Technology, e varie altre rubriche di aggiornamento medico.
Tre congressi in cantiere: cominciamo dal Nazionale in programma a Roma dal 29 al 31 gennaio prossimi al Centro Barcelò-Mantegna.
Come per gli anni precedenti, il nostro appuntamento annuale sarà non solo un'occasione di aggiornamento scientifico, ma anche una profonda riflessione sulla sanità e in particolare sulle Cure Primarie, che sono e saranno il fulcro dell'assistenza nello scenario sanitario nazionale ed europeo.Si parlerà anche d'innovazione, di politica, di management sanitario e formazione professionale, con particolare riferimento al programma della nostra “Scuola di Alta Formazione”, impegnata con l’Università nell’organizzare percorsi formativi professionalizzanti.
Come va ripensata la medicina generale?
La domanda di salute sta cambiando profondamente, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. In tal senso occorrono nuovi modelli organizzativi e gestionali in grado di dare risposte certe ad una società che si fa via via più esigente. In questo contesto le cure primarie svolgono e sempre più svolgeranno un ruolo strategico e assistenziale fondamentale.
Parlare di Cure Primarie del futuro significa anche parlare di formazione. Quali sono le vostre proposte?
Abbiamo le idee ben precise: stiamo vivendo una fase di cambiamenti radicali, e in questo contesto vanno assolutamente rivisti i percorsi formativi, sia del medico di medicina generale che dell’infermiere e di tutte le figure professionali coinvolte a trecentosessanta gradi nell’assistenza primaria. Un processo in cui un ruolo di rilievo lo hanno, come già detto, i percorsi universitari master e di alta formazione, per far sì che i medici possano maturare competenze professionali e capacità di governance. Dobbiamo mettere in pratica la medicina d’iniziativa e nuovi modelli di gestione delle malattie croniche.
Lei spesso ha fatto riferimento al medico di famiglia “con interessi disciplinari speciali”.
Certo: è in pratica un profilo professionale previsto nel contratto nazionale dei Medici di Famiglia inglesi e di altri stati europei che di fatto costituisce un passo in avanti culturale ed organizzativo. E’ già dal 2006, attraverso un primo workshop nazionale cui presero parte rappresentanti dell’università, dell’ospedale, della medicina di famiglia, della politica, ed un GPwSI inglese, che facciamo promozione e cultura su questa figura professionale, che vorremmo trasferire anche qui, in Italia.
Quali sono gli obiettivi di questa nuova figura del medico?
E’ un medico di famiglia particolarmente esperto su alcune patologie ad alta prevalenza nel setting delle cure primarie (BPCO, asma , diabete, scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa, etc…) che troverebbe la sua giusta collocazione all’interno delle forme associative di diverso livello di complessità. L’implementazione di questa figura nel nostro SSN, attivata su richiesta dei colleghi della forma associativa, consentirebbe il miglioramento della qualità assistenziale in ambito territoriale, con la delocalizzazione di alcuni servizi e prestazioni, garantendo allo stesso tempo un più appropriato accesso alle cure di secondo livello; un maggiore coordinamento, e quindi un'attenta programmazione ed organizzazione delle attività assistenziali sia propria che dei medici di famiglia nell’ambito delle forme associative, in sinergia con i diversi livelli di cura (ospedale/specialistica ambulatoriale n.d.r.) e infine la promozione della formazione continua nell’ambito degli specifici interessi rispetto sia ad altri colleghi che ad altre figure come ad esempio infermieri, dietisti, fisioterapisti. Un’indagine svolta nel 2007-2008 a livello nazionale sia fra i medici ospedalieri che fra i medici di famiglia ha dimostrato un netto gradimento di questa figura professionale (rispettivamente circa l’80% ed il 65% dei pareri favorevoli).
In questo contesto dovrebbero avere un ruolo di rilievo anche le Aggregazioni funzionali e le Unità Complesse di Cure Primarie di recente introduzione.
Un perfetto funzionamento di tali forme associative è possibile da ottenere attraverso una formazione mirata: al fianco di medici di famiglia con competenze di alto profilo clinico, è auspicabile la presenza di futuri dirigenti e coordinatori delle aggregazioni funzionali territoriali (AFT) e delle unità complesse di cure primarie (UCCP) orientati ai principi di governance e management sanitario. Il nostro percorso prevede un costante impegno in questi settori, grazie anche alla collaborazione con l’università e le più prestigiose School of Management d’Italia.
Lei ha parlato di assistenza agli anziani. Il vostro convegno di ottobre, il 17 e 18 prossimi a Palazzo Franchetti di Venezia, tocca proprio questo complesso aspetto.
Le cure all'anziano coinvolgeranno sempre di più i medici di famiglia. Il Paese invecchia e questo è un dato di fatto oggettivo. Occorre dunque un aggiornamento costante ma che deve essere necessariamente interdisciplinare. Il convegno è importante perché attraverso i vari simposi il medico potrà approfondire tanti problemi con l'obiettivo di migliorare le proprie prestazioni.
E poi a novembre sarà la volta dell'oncologia: a Bari, dal 14 al 15 a Villa Romanazzi, si alterneranno molti illustri relatori.
Anche in questi casi le cure primarie sono di fondamentale importanza, poiché sono coinvolte sia nelle strategie di screening, che nel percorso diagnostico-terapeutico della malattia, sin dai suoi esordi a fino a dopo l’esito della cura, guarigione o morte che sia. Non dimentichiamo che oltre l’80% dei pazienti malati di cancro, manifestano i propri sintomi per la prima volta al proprio medico di famiglia e nel corso dell’anno successivo alla diagnosi di cancro, i pazienti hanno un loro riferimento nel medico di medicina generale per tutti gli aspetti legati alla malattia.
Anche per quanto riguarda le cure palliative?
E' un punto cruciale e complesso della malattia oncologica. Il ruolo del medico di famiglia è di mediare tra la medicina curativa e quella assistenziale palliativa. L'approccio globale al paziente oncologico con malattia in fase avanzata, dev'essere visto in un'ottica rispettosa della dignità dell’uomo e della sofferenza. E in questo i medici di medicina generale sono insostituibili.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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