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Lei è più longeva e resistente dell'uomo: arrivano farmaci mirati per i due sessi

Medicina Generale Redazione DottNet | 05/12/2008 17:36

Che 'lei' sia, di solito, più longeva, non è una novità. Ora, però, arriva la prova scientifica: le cellule delle donne sono più resistenti e meno suscettibili a malattie e processi degenerativi, mentre quelle di lui vanno più facilmente incontro ad un processo di distruzione.

 La scoperta è dell'equipe di Valter Malorni del Dipartimento del Farmaco dell'Istituto superiore di sanità (Iss), in collaborazione con il gruppo della farmacologa Flavia Franconi dell'Università di Sassari. Un risultato di ''straordinaria importanza'' e che apre di fatto la via alla futura messa a punto di farmaci mirati per uomo e donna, tenendo conto che insorgenza e progressione di molte malattie dipendono appunto dal sesso. La medicina diventa dunque, sempre di più, 'di genere': è necessario, affermano gli esperti, approfondire le conoscenze sulla suscettibilità dei due sessi alle diverse patologie per arrivare a terapie più specifiche. Un obiettivo al quale punta il ministero del Welfare, che ha finanziato con 2,7 mln di euro un progetto nazionale per 'La Medicina di Genere come Obiettivo Strategico per la Sanità Pubblica'.
- LA SCOPERTA, CELLULE DI LEI SONO PIU' FORTI CONTRO MALATTIE: ''Le nostre ricerche, in corso di pubblicazione su riviste scientifiche - spiega Stefano Vella, direttore del Dipartimento Farmaco dell'Iss - hanno dimostrato che molte malattie, se non tutte, sembrano presentarsi differentemente in maschi e femmine ed avere una progressione o un esito diverso, in termini di incidenza e gravità.

Sotto lo stesso tipo di stress (quello tipico per le cellule è lo stress ossidativo), le cellule di maschi vanno infatti più facilmente in apoptosi, ovvero morte cellulare, mentre quelle prelevate da femmine sono più resistenti allo stress e tendono invece ad invecchiare''. Questa scoperta, sottolinea Vella, ''oltre a fornire indicazioni terapeutiche importanti, indica anche che la 'medicina di genere', ovvero un percorso terapeutico mirato, deve essere sviluppata con ricerche specifiche''.
Gli studi, rileva Malorni, ''hanno dimostrato che le cellule, una volta isolate dal corpo umano, conservano una sorta di 'memoria sessuale' che influisce in particolare sulla loro suscettibilità a stress e quindi sul loro destino e morte cellulare, chiamata apoptosi''. Molte patologie, infatti, spiegano gli esperti, sono associate a disturbi nel processo di apoptosi: malattie neurodegenerative, cardiovascolari, autoimmuni, infettive, come l'AIDS, sono correlate ad un aumento dell'apoptosi. Al contrario, nei tumori, una diminuzione di cellule morte per apoptosi è causa della malattia. Alla luce della ''nostra scoperta - afferma Vella - il genere maschile/femminile come determinante di malattia risulta dunque fondamentale e vanno considerate malattie di genere le patologie cardiovascolari e molte malattie del sistema immunitario e nervoso''. Obiettivo futuro, dunque, ''dare nuovo impulso allo sviluppo di un approccio sanitario differenziato per i due sessi, puntando a farmaci specifici uomo/donna''.
- VIA PROGETTO MINISTERO PER 2,7 MLN EURO: Al via il 'Progetto Nazionale sulla Medicina di Genere come Obiettivo Strategico per la Sanità Pubblica. Il progetto nasce grazie ai fondi del Ministero del Welfare pari a 2,7 milioni di euro. Obiettivo: studiare, a seconda dei sessi, le malattie metaboliche, le reazioni avverse ai farmaci, per arrivare a programmi di prevenzione ed a linee guida genere-mirate. Partecipano al progetto tre Regioni (Sardegna, Sicilia e Toscana) e varie Università.

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