L’art. 2, comma 6, del Decreto Legge 27 maggio 2008 n. 93, convertito nella legge 24 luglio 2008, n. 126, ha soppresso il secondo comma dell’art. 51 del T.U.I.R., che esentava dall’imponibile fiscale le erogazioni effettuate a titolo di sussidio occasionale per rilevanti esigenze personali o familiari.
Questa disposizione, di chiara rilevanza sociale (purtroppo in senso peggiorativo) ed ispirata al principio di onnicomprensività del reddito di lavoro dipendente, ha interessato anche i pensionati della Fondazione Enpam, titolari di prestazioni assistenziali, i cui importi, per effetto della nuova disciplina, sono stati assoggettati alle ritenute Irpef ed allo stato concorrono alla formazione del reddito.
La citata innovazione normativa ha coinvolto una categoria di soggetti particolarmente “bisognosi” (quali ad esempio i pensionati non autosufficienti o portatori di handicap che necessitano di assistenza domiciliare), nei confronti dei quali l’Enpam, in veste di sostituto d’imposta, ha dovuto necessariamente applicare il decreto in esame, recuperando con il rateo di pensione in pagamento nel mese di ottobre 2008, tramite un conguaglio fiscale negativo, le ritenute erariali dovute nelle mensilità precedenti (ossia dal 1° luglio 2008 - data di decorrenza adottata dall’Ente per la tassazione dei sussidi - fino al 30 settembre 2008).
A partire da ottobre, poi, proprio per consentire una più agevole applicazione della normativa, nello stesso interesse dei pensionati Enpam, le prestazioni assistenziali, che prima venivano quasi tutte liquidate separatamente, sono state messe in pagamento all’interno del rateo pensionistico. In questo modo gli interessati subiscono un prelievo corretto ed evitano l’obbligo di presentare la denuncia dei redditi per regolarizzare la loro posizione; inoltre, visto che si tratta in massima parte di titolari di redditi medio-bassi, essi hanno la possibilità di sfruttare al meglio le detrazioni d’imposta (cioè quegli sconti di tasse legati alla presenza di familiari a carico o alla semplice presenza di un reddito da pensione) eventualmente non del tutto utilizzate.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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