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Medici in ospedale, turni massacranti. E aumenta il rischio-errore

Medicina Generale Redazione DottNet | 01/08/2008 09:59

Medici in ospedale che resistono stoicamente a turni massacranti. Un'immagine restituita dai telefilm ma che ricalca anche la quotidianità italiana con la differenza che, per chi opera e lavora nella vita reale, troppe ore di lavoro sulle spalle aumentano il rischio di sbagliare.

Questa la 'diagnosi' cui sono giunti i medici della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) secondo la quale con orari più umani gli errori sono evitabili. Al tema ''Tempo di lavoro e rischio clinico'' la Fnomceo ha dedicato una conferenza che si è tenuta sabato scorso a Modena, in cui si è parlato di come evitare gli errori in medicina. Dagli studi presentati, i turni troppo pesanti alterano le prestazioni dei medici, al punto che il 30% circa degli errori nelle ore finali dei turni notturni, ad esempio, potrebbe essere evitato. ''La questione è calda da noi, ma non solo - conferma Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo - tant'è vero che c'è una direttiva europea che riconosce che il carico di lavoro è connesso alla sicurezza. Per quanto riguarda l'Italia basti pensare che il contratto, risolto dal punto di vista economico che di solito è il più ostico, si è arenato proprio sulle deroghe alla direttiva Ue.

Da noi comunque gli orari sono pesanti, in media un medico ospedaliero in un anno fa da 300 a 500 ore di lavoro straordinario, di cui una buona parte non è pagato. Diciamo che certi standard ospedalieri si mantengono proprio grazie alle deroghe alla direttiva''. Secondo quanto è emerso dal convegno, il problema non è però solo italiano: ''C'è anche chi sta peggio di noi in Europa, come ad esempio la Gran Bretagna, dove ci sono meno medici e quindi turni ancora più massacranti - spiega Nicolino D'Autilia, responsabile per l'estero della Fnomceo - se il sanitario è stanco si riducono in maniera significativa la capacità di ascolto, di relazione e di attenzione, e il rischio di errori ovviamente cresce''.
Statistiche precise sugli errori medici in Italia non sono disponibili, con un balletto di cifre che va da 14mila a 50mila decessi l'anno a seconda della fonte. Secondo la Commissione tecnica sul rischio clinico, istituita dal ministero della Salute, il maggior numero di errori si commette in sala operatoria (32%), nei reparti di degenza (28%), nel dipartimento d'urgenza (22%) e in ambulatorio (18%). Le quattro specializzazioni più a rischio sono ortopedia e traumatologia (16,5%), oncologia (13%), ostetricia e ginecologia (10,8%) e chirurgia generale (10,6%). Le cause pendenti nei confronti dei medici per presunti errori sono invece fra le 15 mila e le 12 mila l'anno, anche se si stima che i 2/3 dei sanitari vengano alla fine assolti. ''Quello degli errori è un tema delicato, che deve essere trattato sotto diversi aspetti tutti ugualmente importanti - afferma Bianco - dalla formazione dei professionisti alla revisione delle norme di sicurezza. L'errore comunque deve essere sempre analizzato per poter essere evitato nel futuro''.

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