«Reggerà trent'anni e permetterà perfino di giocare a calcio!». sulla rivista Lancet Sir John Charnley, ortopedico di Manchester, nel 1960 descriveva la «sua» protesi d'anca, la prima al mondo che non provocava troppa frizione fra le componenti di acciaio e teflon (le precedenti erano state dei veri disastri).
Quel prototipo, ormai archeologico, che pure aprì una nuova epoca, non resse trent'anni, né a tanto sono arrivati i modelli successivi. Oggi una protesi d'anca (più di sessantamila gli interventi ogni anno in Italia) dura in media quindici anni, venti nei casi più fortunati. Quella del ginocchio difficilmente supera i dieci. Evidentemente, i dispositivi che sostituiscono una parte mancante, asportata o non funzionante del nostro corpo hanno nella data di scadenza (profetica la frase di Charnley!) un punto debole irrisolto. E il medico, in imbarazzo per l'incertezza sulla durata della protesi, non informa il paziente. La conseguenza è chi la «indossa» o crede che sia eterna o, all'opposto, ha paura che si consumi velocemente. Forse, qualche informazione in merito non guasta.
Fra tutte le protesi, una sembra avere la patente di immortalità. «Il cristallino artificiale, la lente sintetica che viene inserita nell'occhio al posto di quella nativa opacizzata dalla cataratta, se l'intervento viene fatto a regola d'arte, dovrebbe durare tutta la vita», afferma Francesco Bandello, direttore della clinica oculistica dell'università di Udine. Visto che di cataratta, patologia in costante aumento per l'invecchiamento della popolazione, vengono operate circa settantamila persone ogni anno, una certezza del genere non è di poco conto.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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