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A quattro medici su dieci ogni giorno vengono richiesti esami inutili

Medicina Generale Redazione DottNet | 10/07/2016 15:06

Secondo gli Ordini, i più pressati sono i medici famiglia ma nell'80% dei casi il dialogo aiuta

 Per quasi 9 medici su 10 (93%) la frequenza di esami non necessari rappresenta un problema serio. Oltre 4 su 10, praticamente la metà (44%), dichiarano di ricevere, più volte a settimana se non ogni giorno, richieste di esami e trattamenti non necessari; il 66% afferma che i pazienti seguono sempre, quasi sempre o spesso il loro consiglio e non vi si sottopongono. Lo dicono i risultati di un'indagine condotta dalla Federazione degli ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo) e dall'associazione Slow Medicine, su un campione di 3.

688 medici pari all'1% dei 354.831 camici bianchi italiani.

Non sempre infatti, è facile dissuadere dall'intenzione di sottoporsi a una risonanza o una radiografia. Se il paziente è convinto e insiste, il 36% dei medici dichiara di prescrivere un test, un trattamento o una procedura pur ritenendolo inutile. I più bersagliati dalle richieste inappropriate sono i medici di famiglia, che sono però anche quelli che sembrano fare più fatica a farsi ascoltare dai pazienti.
Tra gli strumenti utili a convincerli, al primo posto (88%) il tempo per la relazione di cura, per il dialogo e la discussione, il poter disporre di materiale scientifico sulla scrivania, per poter meglio illustrare le motivazioni e aiutare il paziente a scegliere (84%). Seguono interventi a livello legislativo, primo tra tutti il ddl sulla responsabilità professionale (83%), ora all'esame del Senato. "Emerge un contesto di sofferenza della professione del medico - ha commentato Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato - a partire dalla formazione, dallo scollamento tra insegnamenti accademici e pratica clinica, per arrivare al modellarsi dell'opinione dei pazienti, sempre meno inclini ad ascoltare il medico o a fidarsi delle evidenze scientifiche, e sempre più attirati dai canti delle sirene di internet e dei social network". A ottobre la presentazione di un'analoga ricerca ma condotta, questa volta, sui pazienti 

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