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Medici servizio pubblico: sciopero alle porte. Solidarietà ai lavoratori della Sanità privata

Medicina Generale Redazione DottNet | 01/08/2008 10:10

I medici del servizio pubblico minacciano di trasformare presto in sciopero lo stato di agitazione, proclamato dopo lo stop alle trattative per il rinnovo del contratto dei 120.000 dirigenti medici e veterinari.

Una sospensione al confronto che si sarebbe dovuta fermare proprio in questi giorni con la riapertura del tavolo all'Aran con i sindacati. ''Tutto invece è ancora fermo - sostengono i sindacati medici in una nota congiunta - e peraltro è partito tra Aran e Regioni un indecoroso 'gioco del cerino', che indicherebbe nella divisione tra i sindacati la ragione dello stop della trattativa''. I sindacati ricordano di avere già presentato alla parte pubblica una proposta per superare il nodo principale della trattativa legato alla applicazione dei turni di riposo da svolgersi dopo la guardia notturna e sulle pause tra i due turni quotidiani.

Una proposta ritenuta soprattutto di salvaguardia nei confronti dei cittadini. ''Aran e Regioni - concludono i sindacati - però, non si sono espresse sulla posizione dei sindacati e per questo abbiamo proclamato lo stato di agitazione, che saremo costretti a trasformare in una giornata di sciopero se la parte pubblica continuerà a mantenere un atteggiamento non disponibile al confronto''.
''Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori della Sanità privata, che da gennaio protestano per il mancato rinnovo del contratto di lavoro nazionale, scaduto il 31 dicembre del 2005''.
E' quanto ha dichiarato in una nota il capogruppo di Rifondazione comunista alla Regione Lazio, Ivano Peduzzi. ''Oggi per questi lavoratori, che già percepiscono salari tra i più bassi in Europa - ha aggiunto l'esponente del Prc - la mancata firma del contratto nazionale mette in discussione la certezza del diritto al lavoro con tutte le conseguenze che ne derivano sull'organizzazione delle attività e delle strutture. Una strada che fa molto comodo agli imprenditori della sanità privata che, strumentalizzando la precarietà, esercitano pressioni per ottenere l'aumento delle convenzioni dalle Regioni e continuano così a trarre profitti dal bisogno di salute sulle spalle dei lavoratori e a spese dei contribuenti. Questo stato di cose va assolutamente ribaltato''. ''Per farlo - ha concluso Peduzzi - è fondamentale che gli assessorati regionali alla Sanità, a partire da quello della Regione Lazio, pretendano a garanzia dei convenzionamenti il rispetto delle norme e dei tempi del contratto nazionale di lavoro, e avviino contestualmente progetti di riorganizzazione del sistema sanitario per superare l'incertezza occupazionale e garantire i servizi ai cittadini''.
 

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