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Dal Corriere della Sera: La nuova medicina sa parlare al femminile

Medicina Generale Redazione DottNet | 25/01/2009 09:58

Le donne hanno bisogno di una medicina «su misura». Anche se ormai soffrono anche di patologie «maschili»
Solo cento anni fa l'aspettativa di vita di una donna arrivava a mala pena a 50 anni, oggi sono sempre più numerose, nei Paesi avanzati, le donne che superano gli ottanta.

 Un cambiamento (parallelo a quello ottenuto dagli uomini) dovuto in primo luogo al miglioramento delle condizioni di vita, ma anche alle nuove conoscenze scientifiche. Anche se gli scienziati hanno sempre avuto davanti, nei loro studi, un modello «maschile», quasi che ancora fosse lecito pensare che le donne sono soltanto un uomo imperfetto. Si è dovuti arrivare agli anni Settanta perchè si facesse strada l'idea che le cose non sono così semplici. Da questa nuova consapevolezza è nato uno dei più estesi e duraturi studi osservazionali sulla salute delle donne: il «Nurses Health Study», avviato nel 1976 dagli scienziati dell'Harvard Medical School di Boston. Le protagoniste del Nurses Health Study sono donne: le infermiere. Partirono raccogliendo dati per analizzare la sicurezza della pillola anticoncezionale. Era già usata da 10 anni ma ancora non se ne conoscevano gli effetti a lungo termine.
Negli ultimi 25 anni le infermiere coinvolte in questa ricerca hanno completato un questionario ogni due anni sui più diversi aspetti della salute.
«Prima dell'inizio di questo studio, gran parte della ricerca è stata condotta sull'uomo, fatta eccezione per tematiche strettamente femminili — conferma Carlo La Vecchia, direttore del Dipartimento di epidemiologia del-l'Istituto Mario Negri e docente all'Università di Milano — .

«Ma la vera svolta si è avuta negli anni '90, quando la Food and Drug Administration statunitense (l'ente di controllo dei farmaci e dei dispositivi medici) stabilì che gli studi clinici dovevano essere condotti su un campione di popolazione rappresentativo delle diverse età e di entrambi i sessi ».
Ma se negli anni è aumentata le presenza femminile negli studi scientifici, è anche vero che le donne si stanno sempre più omologando agli uomini nei comportamenti e così malattie che fino a qualche decennio fa erano nettamente più diffuse negli uomini ora stanno vertiginosamente aumentando anche nel «gentil sesso».
«A partire dagli anni '70, per esempio, il fumo di sigaretta si è molto diffuso tra le donne del nostro Paese e le conseguenze cominciano a vedersi – fa notare La Vecchia -.
Il tumore al polmone, che era molto raro nelle italiane in passato, ora è la terza causa di morte per tumori, con circa 6.500 decessi all'anno, rispetto ai 11.500 per il cancro del seno».
Anche sul fronte cardiovascolare c'è ancora molto da fare per arrivare a una medicina "di genere". «Negli ultimi anni sono stati fatti grossi passi avanti nelle terapie per le malattie cardiovascolari, tuttavia sul piano della prevenzione al femminile siamo ancora arretrati - osserva Maria Grazia Modena, direttore dell'Istituto di cardiologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia - . Le donne sono molto sensibili alla prevenzione di malattie tipicamente femminili come il tumore al seno e le problematiche legate alla menopausa, ma sul piano cardiovascolare si trascurano. La comune credenza che le malattie di cuore siano una prerogativa maschile spiega in parte l'impreparazione di molte donne: poche sono quelle che si preoccupano di evitare o di controllare i fattori di rischio. Non solo, gli stessi fattori di rischio stanno cambiando come conseguenza del mutato stile di vita: la donna oggi lavora, ha famiglia, spesso fuma ed è, in generale, sottoposta a uno stress maggiore. Ancora, tende sempre più a posticipare la maternità e sempre più spesso si trova nelle condizioni di dover ricorrere a terapie anti-sterilità con ormoni di cui ancora non sappiamo gli effetti nel lungo termine».
Insomma le donne devono imparare a prendersi più cura del proprio cuore. «Ma anche sul fronte degli studi scientifici c'è ancora margine di miglioramento — sostiene la professoressa Modena — . «Non solo, i medici devono prestare maggiore attenzione perché esistono problemi oggettivi legati al sesso femminile che possono rendere più complicata la gestione delle malattie cardiovascolari. Per esempio, le donne hanno vasi sanguigni più piccoli e fragili, una massa corporea minore, un cuore più piccolo. Ed eventi eclatanti come l'infarto spesso si presentano con sintomi anche molto diversi da quelli tipicamente maschili».

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