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Dal Corriere della Sera: Trasfusioni sicure con l'impronta digitale

Medicina Generale Redazione DottNet | 01/02/2009 11:10

È necessario un grande ospedale per avere la certezza di essere curati bene? Non è detto. Anche nei grandi ospedali spesso accadono fatti gravi dovuti a inadempienze, negligenze o disattenzioni, mentre molti ospedali più piccoli e spesso defilati offrono un'assistenza valida e «più a misura d'uomo », rivelando non di rado «punte» di eccellenza, che vengono prese a modello anche dalle strutture più famose.

La buona sanità, inoltre, non è sempre frutto di maxi progetti e di ingenti risorse: a volte basta una piccola idea a dare risultati significativi in termini di efficacia ed efficienza. La prima cronaca su queste «piccole eccellenze» parte da un ospedale di una provincia del Sud, dove si è concretizzata un'idea vincente a tutela dei malati, un'esperienza innovativa che sta facendo scuola.
Evento sentinella n.5, ovvero errore trasfusionale "AB0". Si verifica quando il sangue utilizzato per una trasfusione è incompatibile con quello del malato. La definizione è del Ministero della Salute, che ha inserito questo errore nell'elenco dei 16 errori che più frequentemente generano grave danno ai pazienti.
Di fronte a questa eventualità, che si può presentare in un caso su 12 mila (o su 134 mila unità di globuli rossi trasfusi), il Ministero ha invitato le strutture sanitarie ad adottare tutti i sistemi possibili per evitarla, utilizzando lettori di codici a barre dei braccialetti identificatori dei pazienti e delle unità di sangue e quant'altro offre oggi la tecnologia.


E' quello che ha fatto l'ospedale di Ragusa, che da un anno, primo in Italia, utilizza un palmare dotato, oltre che della lettura dei codici a barre, anche di un sensore biomedico per il rilevamento delle impronte digitali del paziente. Soltanto quando la lettura dei codici a barre del paziente e della sacca di sangue coincidono e l'impronta digitale del paziente da trasfondere si sovrappone a quella registrata al momento della prescrizione della trasfusione, il display mostra la frase "Ok trasfondi" e l'operatore può dare avvio alla procedura. Se il controllo incrociato dei dati non è perfetto, il sistema va in blocco e può essere riavviato da un operatore del Servizio trasfusionale solo dopo la verifica la congruità dei dati.
«Il sistema di controllo in funzione nel nostro ospedale — dice Pietro Bonomo, responsabile del Centro trasfusionale — oltre a garantire la massima sicurezza in tutti i reparti, offre la tracciabilità della trasfusione in tempo reale». I dati della trasfusione, infatti, viaggiano via internet. La stessa tecnologia si sta estendendo ad altre strutture sanitarie in sostituzione di procedure che prevedono soltanto l'identificazione dei codici a barre e dei badge dei sanitari. «Sistemi non scevri da errori — spiega Bonomo — perché spesso il paziente si toglie il braccialetto con i codici, mentre l'impronta digitale è imperdibile. Per adottare l'uso dell'impronta abbiamo ottenuto l'autorizzazione del Garante per la protezione dei dati personali ».
Perché l'Azienda ospedaliera di Ragusa (450 letti, divisa in tre blocchi: centro trasfusionale, pronto soccorso e chirurgie, Unità materno-infantile e polo oncologico) capofila di un sistema così sofisticato? «Non è un caso — prosegue Bonomo — perché Ragusa è la provincia italiana con il maggior numero di donazioni di sangue (92 per mille abitanti contro una media di 42,6 in Italia), con le quali si soddisfano le richieste di sangue che provengono da tutta la regione. Tutto ciò grazie alla complementarietà fra l'Azienda ospedaliera e l'Avis, fra pubblico e privato». Di Ragusa è anche il il presidente della Società italiana di oncologia, carmelo Iacono e il palmare biomedico sarà presto adottato per il controllo delle terapie chemioterapiche.
 

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