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Da Il Sole 24 Ore Sanità: Orario di lavoro stravolto dalla Ue

Medicina Generale Redazione DottNet | 01/08/2008 10:40

Il paradosso è compiuto: la proposta approvata dal Consiglio dei ministri del Welfare dell’Ue sulla possibilità di aumentare l’orario di lavoro rispetto alle attuali 48 ore settimanali va in controtendenza con le richieste di medici e dirigenti di applicare nel contratto proprio la direttiva madre del 2000, recepita nel nostro Paese con il Dlgs 66/2003, quello su cui si è arenata la trattativa.

Secondo quanto approvato dal Consiglio, il limite massimo di lavoro settimanale resta a 48 ore a meno che lo stesso lavoratore scelga altrimenti (opt out). In questo caso, la durata massima del lavoro settimanale potrà raggiungere le 60 o al massimo 65 ore, se il periodo inattivo dei turni di guardia è considerato orario di lavoro. Le norme sono applicabili ai contratti che superano le dieci settimane. Ora il discorso si sposta a livello di Parlamento europeo a Strasburgo, dove non è detto che le norme vengano approvate o che lo siano in questo modo, tuttavia l’Italia, sia pure esprimendo criticità soprattutto sulle 60-65 ore settimanali, giudicate dal sottosegretario al Welfare Francesca Martini che ha partecipato ai lavori del Consiglio a Bruxelles «squilibrati, pericolosi per la sicurezza sul lavoro e contrari a una buona interrelazione tra vita privata e professionale», ha voluto comunque lavorare per il compromesso: «Abbiamo lanciato un’ancora a quei Paesi più indietro, per evitare che non esistano limitazioni all’orario di lavoro», ha spiegato Martini.

L’Italia, ha aggiunto il sottosegretario, si batterà anche per «vincolare le eccezioni ai massimali alla contrattazione collettiva» che, come ha affermato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, resta la guida per i lavoratori dipendenti. E Sacconi ha aggiunto che in Italia la parte inattiva del turno di guardia resterà orario di lavoro. La reazione dei sindacati dei medici è stata cauta, ma pronta. Per ora niente allarmi, ha detto Carlo Lusenti (Anaao) perché l’iter della direttiva è ancora lungo, ma si tratta comunque di «scelte che tendono a una liberalizzazione dei contratti sempre più a favore di quelli individuali con un ruolo marginale del sindacato».
«L’oscenità - ha ribattuto Stefano Biasioli - (Cimo Asmd) è che non solo si potrà passare dalle 48 alle 65 ore settimanali ma che, con il bene placido degli accordi collettivi, si potrà andare anche oltre le 65 ore».

L’eventuale approvazione di una modifica di questo tipo alla norma è inaccettabile, ha spiegato Massimo Cozza (Fp Cgil) perché si stravolgerebbe l’interpretazione di numerose sentenze della Corte di Giustizia Ue sul tempo di lavoro dei servizi di guardia, definendo il “tempo inattivo nel luogo di lavoro” non computabile ai fini dell’orario di lavoro effettivo. In sostanza, ha spiegato Cozza descrivendo gli effetti della modifica, se un medico in un turno di guardia notturno di 12 ore, opera per 3, le restanti 9 ore non vengono conteggiate ai fini dell’orario di lavoro. E nel caso in cui la normativa di uno Stato membro consideri “il tempo inattivo dei servizi di guardia” orario effettivo di lavoro, questo può essere prolungato fino a 65 ore settimanali, calcolate come media in un periodo di tre mesi. Inoltre, conclude Cozza, «vengono esclusi da ogni protezione, a partire dai riposi, i lavoratori occupati a tempo determinato per un periodo da quattro a dodici mesi, come tanti medici». Provvedimento «inaccettabile» anche per Armando Masucci (Ferazione medici Uil Fpl) «non solo per tutelare l’integrità psico-fisica dei lavoratori, ma per garantire ai cittadini la tutela della loro salute». Tra l’altro, la previsione di “ritoccare” la valutazione del periodo “attivo” di lavoro creerebbe anche problemi proprio nella prima causa di scontro nell’attuale tornata contrattuale tra sindacati e parte pubblica: il riposo obbligatorio tra due turni di lavoro, se le ore di inattività non fossero considerate, si ridurrebbe e non farebbero mai raggiungere il tetto per il riposo massimo richiesto dai sindacati come obbligatorio di undici ore.
 

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