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Dalla Repubblica: Non tradite la fiducia dei vostri pazienti

Medicina Generale Redazione DottNet | 01/08/2008 10:51

Lo scandaloso bubbone milanese denuncia quanto pestifero possa essere il mondo della nostra sanità. Reazioni di paura e sgomento si registrano tra sani (ci si augura di non ammalarsi mai) e malati (si affidano al santo protettore). Medici e infermieri reagiscono diversamente.

I più si augurano che la tempesta punisca i politici che gestiscono la sanità sistemando tesserati, cialtroni, ladri e cinici a comandare nel loro posto di lavoro. In «Camici e Pigiami, le colpe dei medici nel disastro della sanità italiana» (Laterza 1999) avevo definito una sorta di antropologia della specie medica e proposto una riflessione sui meccanismi che hanno condotto la sanità al disprezzo per il paziente. Lo scopo era di curare questa piaga. L'ospedale Gaslini ha reagito licenziandomi; l'ordine dei medici di Milano chiese che venissi radiato. Entrambi hanno perso. La forza dell'evidenza dà ragione a quanto scrissi. Il fatto è che, definite le regole per cui il SSN paga, è facile per speculatori e gestori assoldare laureati in medicina capaci di interpretarle per trarne il massimo profitto.

Succede in Lombardia, la regione italiana che ha investito di più nel settore grazie alla spinta formigoniana. Lì si ricoverano ogni anno poco più di 6000 siciliani, 4000 calabresi e poi ancora sardi, lucani, pugliesi e 1500 emiliani. Una «grande industria» nata da una regola: chi viene da fuori non rientra nel budget. Gli accreditati si fanno pagare dalla ASL di appartenenza, che a sua volta si rivale sulla regione di residenza. Controlli? Difficili, lunghi, impossibili, soprattutto per amministrazioni così arretrate da non riuscire a controllare gli imbroglioni di casa propria. C'è di più: la vittima paga di tasca sua.
Attratta da soluzioni alberghiere che nascondono la mediocrità del resto, sborsano dieci volte il valore dell' intervento. Una signora di Cesena, per esempio, ha preferito eseguire a Milano la rimozione di un nodulo della mammella rivelatosi un cancro. Costo a Cesena 2400 euro del tutto a carico del SSN; costo a Milano 34.000 euro, a carico della paziente e non rimborsabile. Eppure nessuna differenza statistica sui risultati. Ma la paura fa 90 e così basta gestirla bene per venderla assai cara la speranza e il portafogli è pieno. La Lombardia esegue il maggior numero di ricoveri, ha un indice di inappropriatezza secondo solo a Lazio e Sicilia, è regina degli scandali. Tutto documentato, analizzato, noto. Sono ridicole le interviste delle «vergini dai candidi manti», che siamo obbligati a leggere. Costoro sanno che esiste una sanità mercato avida, spregiudicata, cinica: oggi leggiamo dei suoi modi brutali grazie alle intercettazioni. La maggioranza dei medici e infermieri scrupolosi, attenti, umani, umiliati per ruolo, mansioni, carriera e salari, per quanto tempo ancora resterà in silenzio? I dipendenti del Santa Rita vuotino il sacco e ripuliscano la propria coscienza, tanto lo stipendio oramai Formigoni non lo garantisce più; altrettanto facciano gli altri. La relazione di cura si basa sulla fiducia, tradita la quale nessun medico può considerarsi tale.

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