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Dalla Repubblica: Pazienti in barca a vela contro il disagio

Medicina Generale Redazione DottNet | 01/08/2008 10:57

Antonio, Francesco, Vincenzo, Luisa. Insieme. In barca a vela per vincere disagio e paura. Per mirare alla riabilitazione. E per ricostruire il futuro. Ci è riuscito - anche se il percorso è ancora lungo - il gruppo di operatori ed utenti dei servizi di Salute mentale della Napoli 1 che ha partecipato domenica scorsa alla Velalonga, l'annuale regata che si tiene ogni anno nel golfo di Napoli.

Ce l'ha fatta, piazzandosi in buona posizione e ad appena un anno dall'avvio del progetto terapeutico riabilitativo "Velatamente" nato dalla collaborazione della Asl con la Lega Navale presieduta da Rosaria Rosini. E, come spiegano Riccardo Mancusi e Marco Tosello, i due psichiatri del Gesù e Maria che sin dall' inizio hanno creduto, facendosene portavoci, nell'iniziativa, non si è trattato di «portare dei matti in barca come nel film "Qualcuno volò sul nido del cuculo", ma di offrire a chi ha avuto o ha un problema l'opportunità di evidenziare la propria abilità a cimentarsi in nuove competenze».A gruppi di quattro-cinque, oltre agli istruttori: così è partito il corso di vela su barche messe a disposizione da vari armatori sensibilizzati a partecipare attivamente al progetto.

Dalla prima esperienza sono già emersi risultati positivi: l' interazione tra gli equipaggi formati da operatori e utenti della salute mentale con quelli più propriamente legati alla Lega Navale. «è duro, ma vale la pena poter dimostrare che è possibile vincere il pregiudizio», sottolinea Mancusi, «e che anche chi ha sofferto o patisce ancora una situazione di disagio psichico è in grado di fare, adeguatamente istruito, le stesse cose in cui si cimentano i cosiddetti sani». E che dalla partecipazione al progetto si possa in qualche modo uscire vincenti, lo rivelano tante storie.
Emblematica quella di Vincenzo, uno dei frequentatori della Salute mentale del Gesù e Maria. Fino a quattro anni fa faceva il cameriere in un ristorante cittadino. Una vita "normale". Come quella di tanti coetanei che, a 21 anni, sbarcano il lunario con dignità e soddisfazione. Poi, improvvisamente, il buio. Il ragazzo piomba in una situazione che gli specialisti fuor di gergo tecnico catalogano "brutta psicosi". Ovviamente perde il lavoro. A fine 2007, Vincenzo pensa di essere giunto al capolinea, confessa di essere stanco e deciso a gettare la spugna. Ed è proprio quando è sull'orlo del baratro che gli viene proposto il corso. Lui ci rimugina su, sta per rifiutare ma poi decide di fare una prova. Forse l'ultima in nome di una vecchia passione. Durante il corso inizia a socializzare e da quel momento le sue condizioni migliorano. Di giorno in giorno. Tanto che, in vista della Velalonga, si lascia scappare: «Ho ripreso a lavorare e non so se mi danno la domenica per partecipare alla regata». Ma per gli operatori c'è un altro traguardo da raggiungere: offrire agli utenti la possibilità di reinserimento concreto nella società attraverso una "borsa lavoro", semmai anche in attività artigianali come quella di dipingere e costruire una barca a vela.

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