L'Italia della sanità è divisa in due: il Nord va avanti, contando anche su una rete di prevenzione efficace e maggiori investimenti, mentre il Sud arranca e varie regioni si trovano in emergenza.
Quanto alle cattive abitudini per la salute, invece, avanzano in tutto il paese senza distinzioni tra regioni settentrionali e meridionali: a partire da cattiva alimentazione e scarso esercizio fisico. E' il quadro che emerge dalla sesta edizione del Rapporto Osservasalute 2008, un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, presentato al Policlinico Gemelli di Roma. Il Rapporto è pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma ed è coordinato dal professor Walter Ricciardi) ed è frutto del lavoro di 266 esperti di sanità pubblica. Le regioni, rileva il rapporto, spendono, in termini pro-capite cifre molto diverse per l'assistenza sanitaria: Dai 1.581 euro in Calabria ai 1.918 del Molise, fino ai 2.200 per la Provincia Autonoma di Bolzano. ''interessante - si legge nel lavoro - notare che nonostante tutto la spesa pro capite sta aumentando, segno di un continuo impegno a livello nazionale nell'investimento per la salute dei cittadini. Tra il 2006 e il 2007 la spesa sanitaria pro capite è infatti passata da 1.692 a 1.731 euro''. Ma la spaccatura è evidente: c'è un'Italia che ''va via via migliorando cominciando a cogliere i primi frutti di alcuni anni di attenta programmazione delle politiche sanitarie, che hanno dato impulso a prevenzione e assistenza razionalizzando la spesa, e un'altra Italia, il Sud, che rimane sempre più indietro e in cui si acuiscono le criticità''.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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