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Dalla Repubblica: farmacisti, truffa da un miliardo

Medicina Generale Redazione DottNet | 01/08/2008 11:03

Si è aperta la "fiera" del farmaco generico. Girano offerte promozionali da capogiro: sconti da parte dei grossisti che arrivano all´80 per cento, farmacisti che accettano e consigliano il paziente a curarsi proprio con quel farmaco "equivalente". Spendono venti e fatturano al Servizio sanitario nazionale cento. Un "raggiro" stimato attorno al miliardo di euro l´anno.

L´hanno scoperto gli esperti della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome dopo una lunga e minuziosa indagine. E ieri il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, il toscano Enrico Rossi, ha presentato un esposto alla Procura di Firenze ed ha segnalato il "caso" all´Autorità garante della concorrenza e del mercato.
All´esposto sono allegate numerose offerte promozionali passate sottobanco ai farmacisti. Ecco un esempio tra i tanti: "Grande offerta promozionale, sconto 80 per cento lordo, pagamento a 60 giorni, il nostro agente è autorizzato ad illustrarvi l´offerta". E di seguito l´elenco dei principi attivi del generico: Fluocanazolo e Quinapril, nei diversi dosaggi previsti dal prontuario farmaceutico. Vediamo come funziona il complesso sistema dei farmaci rimborsati dal Sistema sanitario nazionale. Nel 2007 la spesa per i prodotti di fascia A, per i quali è obbligatoria la ricetta del medico curante, è stata di poco superiore ai 12 miliardi di euro.

Sul totale il farmaco "equivalente", meglio conosciuto impropriamente come generico, è costato alle Regioni 4 miliardi di euro.
Quando si può produrre e vendere il generico? A partire dalla scadenza del brevetto del principio attivo. Solo allora le aziende possono preparare il prodotto e chiedere la commercializzazione. La pratica passa alla Commissione Tecnico Scientifica dell´Azienda Italiana del Farmaco che deve valutare l´appropriatezza del farmaco. Una volta ottenuto il via libera le aziende dichiarano il prezzo di vendita sul mercato, un costo "libero" a differenza dei farmaci di fascia A sotto brevetto, per i quali è necessaria una contrattazione tra l´Aifa e le aziende, in base ai parametri europei. A questo punto le diverse offerte di prezzo del generico vengono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale e le Regioni stabiliscono di rimborsare il prezzo più basso.
Il paziente va in farmacia con la ricetta del medico.
Deve ritirare un prodotto contro l´ipertensione che non è più sotto brevetto. Il farmacista lo avvisa: «Vuole quello di marca o preferisce il generico? Nel primo caso deve pagare una differenza. L´equivalente, invece, non le costa nulla». Se il paziente sceglie il generico, quale prodotto gli consegnerà il farmacista? Di prodotti al prezzo minimo, quindi rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale, ce ne sono sempre più d´uno. Magari proprio quello che, accettando l´offerta promozionale, ha pagato un quinto del costo rimborsato dalla Asl.
Ora vediamo quali sono le percentuali che spettano ad aziende, grossisti e farmacisti, in base alla legge 662 del 1996. All´azienda produttrice va il 66.65 per cento del prezzo finale, 6.65 al grossista ed il 26.7 per cento al farmacista. Gli esperti del Commissione Salute delle Regioni hanno elaborato una formula matematica: l´azienda fa uno sconto al grossista e incasserà alla fine 40 euro su cento. Ne restano sessanta. Il grossista non rinuncerà ai suoi 7 euro, né il farmacista ai suoi 26. La somma fa 33, ma che fine fanno i 27 euro che restano?
Chi li prende, chi e come se li dividono? E quel 27 per cento fa più o meno, in soldoni, un miliardo sui 4 del mercato annuale del farmaco generico. Nessun problema, tanto il farmacista incasserà dalla Asl il prezzo intero, quello minimo scelto dalla regione. Ora, Procura di Firenze a parte, l´Antitrust dovrà stabilire se è plausibile il reato di comparaggio. E Federfarma? Nel primo incontro con la Commissione delle Regioni, il 14 marzo del 2008, «ha condiviso la criticità del sistema, impegnandosi a richiamare tutte le farmacie associate a rispettare le norme di legge». E due settimane dopo, il 28 marzo, Federfarma ammetteva che «il fenomeno degli sconti eccessivamente favorevoli è un problema diffuso, ma il farmacista non può rinunciare al diritto della sostituzione del farmaco».
 

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