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Solo un primario su dieci è donna

Medicina Generale Redazione DottNet | 10/03/2009 19:15

Nomine politiche, lavoro sempre più precario e orari rigidi (anche dove la flessibilità è considerata virtuosa) spezzano le ali alle donne della sanità: sono ormai da tempo la maggioranza ma per loro la stanza dei bottoni rimane, ancora troppo spesso, chiusa.

Solo un primario su 10 è donna, nominato dal direttore generale a sua volta di stretta nomina politica, solo per citare uno degli ostacoli per la parità di merito e di genere. Solo le stesse donne medico a indicare queste strozzature del sistema, confermate dai dati del ministero. In commissione Affari Sociali della Camera è all'esame il testo per la riforma del governo clinico, con l'obiettivo dichiarato di escludere le ingerenza politiche: fra le proposte avanzate c'è anche quella della Cgil si inserire una donna nella commissione che dovrà indicare la rosa di nomi dei medici che saranno candidati a diventare primari. Nel Servizio Sanitario Nazionale infatti la presenza femminile è la maggioranza, intorno al 60 per cento circa, ma nella distribuzione dei ruoli le donne costituiscono, in base ai dati del 2007, il 33 per cento dei medici (erano il 30 per cento nel 2005) che lavorano nel SSN mentre superano il 73 per cento del personale infermieristico.

A fronte quindi di un medico donna ogni tre, soltanto una donna su dieci occupa un posto di dirigente medico di struttura complessa, cioè l'ex primario. Nel 2007 infatti su un totale di 9638 ''primari'' le donne sono 1184 con una percentuale sostanzialmente stabile nel corso del triennio 2005-2007 pari circa all'11-12 per cento. E la stessa proporzione di circa uno a dieci si rileva nell'ambito dei manager delle aziende sanitarie dove nel 2007 i direttori generali sono complessivamente 941 di cui 132 donne, cioè il 14 per cento (erano 133 nel 2006 e 113 nel 2005). Anche il Consiglio dei Ministri d'Europa il 30 gennaio 2008 ha formulato una raccomandazione agli Stati membri con l'obiettivo di raggiungere un maggiore equilibrio di genere nella sanità.
Il Ministero del Welfare ha voluto dare voce alle donne che lavorano nel Servizio sanitario nazionale in un apposito Forum, presentato dal sottosegretario Francesca Martini insieme al capodipartimento per le Pari Opportunità Isabella Rauti per la quale ''quella delle donne in sanità è una metafora paradigmatica di tutti i comparti lavorativi italiani''. Fino al 10 aprile prossimo su www.ministerosalute.it, ci sarà un luogo di discussione dove le donne della sanità possono portare le proprie esperienze e proposte e stabilire un filo diretto con il Ministero, che per il prossimo giugno organizza la prima conferenza nazionale sul ''Servizio sanitario nazionale sempre più femminile''. Ma Martini sulle soluzioni è chiara, precisando da subito la sua posizione contraria alle quote e alle corsie preferenziali. ''Credo - ha spiegato durante la presentazione dell'iniziativa Carla Parisi, medico e componente della commissione Pari Opportunità dell'Anaao-Assomed, il maggior sindacato dei medici pubblici - che il sistema delle nomine, ma non solo, non abbia aiutato in nessun modo le donne, ma oggi il problema è anche quello del lavoro precario che le penalizza doppiamente''. ''Non voglio sembrare una Cassandra al contrario - ha replicato ottimisticamente Martini - ma sono convinta che la sanità per le donne rappresenti una grande opportunità''.

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