Pochi, precari e con pesanti carichi di lavoro. Il contratto indica un sanitario di guardia medica per 5 mila abitanti; a Roma il rapporto è di uno a 60 mila. Ogni notte, 500 telefonate e 150 visite.
Sparsi in 30 postazioni, sono 70 medici per turno a reggere, nelle ore piccole, l'onda d'urto dell'assistenza a domicilio per 4 milioni e 200 mila abitanti dell'area metropolitana della capitale. È il servizio romano di Guardia medica: una centrale operativa e 30 postazioni, 24 disseminate in città, 6 fuori porta, da Genzano a Nettuno. In tutto 638 medici. Dovrebbero essere almeno mille (precisamente, 994), ammette l'assessore regionale alla Sanità Augusto Battaglia. Ma tant'è: sono tutti over 50 e precari, i 57 sanitari che, 12 per turno, nella centrale smistano le chiamate alla postazione più vicina all'assistito che chiede aiuto. Un aiuto fornito a bordo di mezzi propri e senza accompagnatore. Già, la centrale: è sistemata in un corridoio, una ventina di metri per 3,5, e in tre stanze.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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