Più errori medici in Piemonte rispetto a quelli registrati nelle altre regioni d'Italia. Più di mille segnalazioni nel 2007, su un totale di cinquemila casi, sono arrivate sulle scrivanie dei 17 sportelli regionali dell' associazione Cittadinanza Attiva-Tribunale per i diritti del malato.
Storie diverse, in cui il paziente si è risvegliato dopo l' intervento scoprendo con orrore che l'intervento era stato fatto sulla gamba sbagliata o solo dopo un mese ha capito che il radiologo non si era inspiegabilmente accorto che la lastra evidenziava un tumore piuttosto facile da diagnosticare. In tutti e due casi, i pazienti assistiti dall'associazione hanno deciso un' azione legale contro medici e ospedali. Le segnalazioni sugli errori (in maggioranza commessi in sala operatoria e in fase di diagnosi) pesano per il 25,8 sul numero di casi complessivi arrivati ai punti di raccolta piemontesi del Tribunale per i diritti del malato. Nel resto d'Italia, la percentuale è decisamente più bassa, il 18 per cento. Altro punto dolente sono le liste d'attesa. Che per alcune specialità, oculistica e ortopedia in primo piano, in Piemonte continuano ad essere preoccupanti e necessitano di correttivi per essere riportate a tempi ragionevoli. «Sessanta giorni per una vista oculistica resta un periodo di attesa difficile da considerare adeguato», dice il responsabile regionale di Cittadinanzattiva Gabriele Ideo.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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