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Dopo 19 anni trovato un nuovo ceppo del virus Hiv

Infettivologia Redazione DottNet | 07/11/2019 18:23

Appartiene allo stesso gruppo di quelli responsabili della pandemia

Per la prima volta in 19 anni è stato scovato un nuovo ceppo, o meglio un 'sottotipo' dell'Hiv, rarissimo ma che può dare indicazioni utili sull'evoluzione del virus. L''ago nel pagliaio', stando alla definizione degli stessi ricercatori, è stato descritto in uno studio dell'azienda farmaceutica Abbott e dell'università del Missouri pubblicato sul Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes (Jaids). Dall'inizio della pandemia, ricordano gli autori dello studio, sono state infettate 75 milioni di persone, e 37,9 milioni convivono oggi con il virus.

Il nuovo sottotipo, chiamato Hiv-1 gruppo M sottotipo L, è stato trovato in tre campioni, due analizzati nel 1983 e al 1990 nella Repubblica Democratica del Congo, e uno che era stato raccolto nel 2001 in Congo ma che non aveva una quantità sufficiente di virus per essere trovato con le tecniche dell'epoca. A fare la scoperta è stato il Global Viral Surveillance Program istituito dall'azienda 25 anni fa per monitorare i virus dell'Hiv e dell'epatite, e sono state usate le tecniche più moderne di sequenziamento del Dna.

"Prima cercare nuovi ceppi era come trovare un ago in un pagliaio, ora abbiamo un magnete che tira fuori l'ago. Questa scoperta ci ricorda - spiega Mary Rodgers, che dirige il programma - che per riuscire a debellare la pandemia dobbiamo continuare a superare in astuzia questo virus che cambia continuamente, usando le ultime tecnologie per monitorare la sua evoluzione". Anche se la scoperta è importante, commenta alla Cnn Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases americano, non è preoccupante per la popolazione. "I trattamenti correnti sono efficaci contro questo e tutti gli altri ceppi - spiega - questa scoperta può darci però utili indicazioni su come evolve il virus".

Dello stesso parere anche Giuseppe Ippoplito, Direttore Scientifico dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, secondo cui la scoperta ha un valore soprattutto per la ricerca. "Abbiamo tutte le competenze e le conoscenze per gestire una scoperta del genere - sottolinea Ippolito - ora ad esempio bisognerà capire se il nuovo sottotipo era già circolante o se è il frutto di una mutazione, e se i test diagnostici attuali sono sufficienti a trovarlo, ma non c'è nessun motivo di allarme, basti pensare che ne sono stati trovati solo tre campioni finora".

fonte: Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes

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