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Una variante genetica fa partorire senza dolore

Ginecologia Redazione DottNet | 27/07/2020 14:16

Funziona da epidurale naturale: si trova solo in una donna su 100 e limita la capacità delle cellule nervose di inviare segnali di dolore al cervello

Partorire senza dolore è il sogno di ogni mamma. Chi ci riesce senza l'aiuto dell'analgesia ha la fortuna di avere dalla sua parte una variante genetica che si trova solo in una donna su 100 e che limita la capacità delle cellule nervose di inviare segnali di dolore al cervello. A rivelare il segreto dell'epidurale naturale è un articolo pubblicato sulla rivista Cell Reports.  Il parto è riconosciuto come una delle esperienze fisicamente più dolorose, tuttavia l'esperienza varia molto da persona a persona. Un team di clinici e scienziati dell'Università di Cambridge, guidati da Michael Lee, ha cercato di indagare sul motivo per cui alcune madri sono più risparmiate dal dolore.   Hanno quindi reclutato un gruppo di donne che avevano partorito il primogenito senza analgesia durante un parto vaginale.   Rispetto a un gruppo di controllo di madri che avevano avuto necessità dell'epidurale durante il parto, il primo gruppo ha mostrato meno sensibilità durante una serie di test per il calore, il freddo e la pressione meccanica.

  Successivamente è stato sequenziato il codice genetico di tutte le donne: quelle che avevano partorito senza epidurale avevano una prevalenza più alta di una variante rara del gene KCNG4. Questo gene fornisce il codice per la produzione di una proteina che controlla il segnale elettrico che scorre nelle cellule nervose e la variante rara che si trova in una donna su 100 porta a un "difetto" di sensibilità di questo interruttore, riducendo la sensibilità delle cellule nervose. In pratica, come è stato poi confermato anche in uno studio condotto su topi, agisce come un'epidurale naturale e richiede un stimolo molto più grande - contrazioni più forti durante il travaglio - per essere acceso, rendendo meno probabile che i segnali elettrici del dolore possano raggiungere il cervello. La speranza dei ricercatori è che ciò possa anche aprire strade allo sviluppo di nuovi farmaci per gestire il dolore.

fonte: Cell Reports

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