Lo studio mostra i benefici di una tecnica alternativa all'uso di viti come sistema di fissaggio dell'articolazione
Uno studio sul trattamento chirurgico della lesione dei legamenti della caviglia condotto dagli specialisti della Clinica 2 dell'Istituto ortopedico Rizzoli (Ior) di Bologna, pubblicato dalla rivista internazionale American Journal of Sports Medicine (Ajsm), ha ricevuto il premio come miglior articolo dell'anno durante il Meeting della Società Ortopedica Americana per la Medicina Sportiva (Aossm), svoltosi in modalità virtuale lo scorso luglio. Attraverso la meta analisi degli studi clinici randomizzati presenti in letteratura, lo studio mostra i benefici di una tecnica alternativa all'uso di viti come sistema di fissaggio dell'articolazione: l'utilizzo di un filo di sutura con bottone, pratica ancora non molto diffusa e che fino ad oggi non aveva riscontri scientifici di peso.
"Prima d'oggi, nessun italiano aveva mai vinto questo premio, tutto è nato dalla mia esperienza di fellowship nel 2016 in America, alla Duke University in North Carolina, con il professor Ned Amendola, che ha partecipato alla ricerca", ha detto il primo autore, Alberto Grassi. Oltre a lui hanno partecipato allo studio il direttore della clinica ortopedica Stefano Zaffagnini, Massimiliano Mosca e Matteo Romagnoli, insieme ad alcuni partner internazionali. "La sistematic review ha dimostrato i benefici della tecnica con filo di sutura con bottone - ha spiegato Zaffagnini - rispetto all'utilizzo della classica vite. La vite infatti può provocare dolore, in alcuni casi spezzarsi. Il filo di sutura con bottone mostra numerosi vantaggi. Per prima cosa, il paziente non è costretto a tornare in sala operatoria perché il filo di sutura non va rimosso. Inoltre il rischio di riduzione del legamento è notevolmente ridotto. Altro fattore da non sottovalutare è la deambulazione: il paziente la cui lesione viene trattata con sutura con bottone può tornare a camminare in tempi più brevi".
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Pubblicato su Advanced Materials lo studio dell’Istituto Mario Negri in collaborazione con il Politecnico di Milano
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