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Medici di famiglia, in arrivo la diagnostica e i test rapidi Covid

Medicina Generale Redazione DottNet | 22/10/2020 20:53

Lunedì tavolo con Stato Regioni e sindacati

Medici di famiglia sempre più perno della sanità. In arrivo negli studi medici la strumentazione per diagnostica e i test rapidi per il Covid. Le novità sono previste nell''Atto di indirizzo per la medicina convenzionata per il rafforzamento delle attività territoriali di diagnostica di primo livello e di prevenzione della trasmissione di SARS-Cov-2" in previsione del Tavolo Stato-Regioni, sindacati e medici in programma lunedì prossimo. Ma andiamo per ordine.

Per quanto riguarda la diagnostica saranno le Regioni a distribuire ai medici di base, ai pediatri e alle Case della salute attrezzature come ecografi, elettrocardiografi, spirometri.  L'Atto di indirizzo indica "l'individuazione delle modalità di utilizzo delle stesse preferibilmente all'interno di percorsi di presa in carico per i soggetti affetti da patologie croniche, evitando una remunerazione a prestazione ma ricomprendendo l'eventuale riconoscimento economico per il maggior impegno nell'ambito di progettualità definite dalle regioni per la presa in carico dei soggetti più fragili". La formazione sarà "in carico ai professionisti ai quali vengono assegnate le attrezzature sanitarie. Tale attività, da definirsi all'interno di accordi regionali, andrà sviluppata dalle singole regioni". Si prevede infine "che la copertura economica dei costi relativi alla gestione delle attrezzature (per esempio, manutenzione, sostituzione, materiale di consumo, assistenza, assicurazione) sia a carico dei medici destinatari dell'attrezzatura".

I test rapidi invece saranno solo su base volontaria: la nuova normativa - stando a quanto si è appreso - prevede l'adesione facoltativa dei camici bianchi e una possibile aggiunta contrattuale all'accordo collettivo di lavoro dei medici di base. L'atto di indirizzo indica che questa attività sia limitata al periodo dell'epidemia influenzale sul territorio nazionale in modo da favorire la diagnosi differenziale tra le due patologie. Prevede inoltre che ad essere coinvolti siano i medici di assistenza primaria e i pediatri di libera scelta "per evitare che il rafforzamento di tali attività gravi esclusivamente sui Dipartimenti di Sanità Pubblica".

L'intesa - si legge nel documento - prevede che l'erogazione dei test non sia limitata esclusivamente ai medici di assistenza primaria ed ai pediatri di libera scelta, ma anche a professionisti di altre aree della medicina convenzionata come medici di continuità assistenziale, medici titolari di incarichi di cui all'articolo 60 del DPR 270/2000 - attività territoriali programmate, medici di emergenza sanitaria territoriale, medici della medicina dei servizi, oltre che altre forme organizzative dell'assistenza territoriale quali, ad esempio, le Usca. L'intesa prevede anche la regolamentazione dell'eventuale riconoscimento economico dell'esecuzione di tamponi antigenici rapidi da parte dei medici di assistenza primaria e dei pediatri di libera scelta, fermo restando che per gli altri professionisti la remunerazione dell'attività è già ricompresa nella remunerazione oraria dell'attività convenzionale.

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