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Entro il 2027 l’Italia rischia di perdere 35mila medici di famiglia

Medicina Generale Redazione DottNet | 17/06/2021 18:30

UGL Salute: “Le istituzioni intervengano per evitare l'emorragia di professionisti”. Onotri (Smi): "sosteniamo l’apertura di una nuova stagione di assunzioni per il SSN"

La carenza cronica, l’emergenza sanitaria e ora le ferie estive. La medicina territoriale, stretta tra tre criticità, torna nuovamente al centro delle preoccupazioni della Sanità per l’emorragia gravissima di medici di medicina generale, specialisti della cronicità ai quali è demandato il ruolo principale di sentinelle della salute della popolazione. La Fimmg ha calcolato che entro il 2027 andranno in pensione circa 35.200 professionisti, che quotidianamente gestiscono fino a 1500 pazienti a testa. "Questo vuol dire - spiega alla Stampa il vicepresidente Domenico Crisarà - che nei prossimi sei anni chiuderemo 5.080 ambulatori e lasceremo 15 milioni di cittadini senza un referente sanitario sul territorio". Attualmente in Italia sono attivi 50.568 dottori e pediatri e tra il 205 e il 2020 c'è stato un aumento del 235% di prepensionamenti.

I medici di famiglia, da oltre un anno e mezzo al lavoro senza sosta per contrastare la pandemia, con centinaia e centinaia di pazienti da seguire ogni giorno, questa estate non potranno andare in ferie, se non forse per una settimana. Il motivo? Mancano i sostituti: sono gia' tutti 'arruolati' per fare le vaccinazioni anti Covid, oppure impegnati nelle Usca, le Unita' speciali di continuita' assistenziale. E' il quadro di quanto sta avvenendo in Lombardia, e probabilmente anche in altre regioni italiane, che Paola Pedrini, medico di base nel bergamasco e segretaria regionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg)della Lombardia ha fatto all'AGI. Inoltre, come spiega Pedrini, "ci sono stati tanti prepensionamenti contemporaneamente negli ultimi anni, senza programmare per tempo un adeguato numero di medici formati in medicina generale".

Quindi, dice: "adesso abbiamo il problema che ci sono zone nelle quali il medico andato in pensione non viene sostituito perche' non si trova un altro medico. In alcune aree addirittura non si trova neanche un medico provvisorio - sottolinea Pedrini - , perche' bene o male sono gli stessi medici che fanno le sostituzioni". Questo accade in tutta la Lombardia. "Ci sono situazioni piu' critiche a Milano e Bergamo e meno pesanti a Pavia. Ma e' cosi' un po' ovunque in regione". Da sapere che per un medico di base non ci sono ferie obbligate da smaltire, perche' e' un libero professionista convenzionato, ma che da convenzione puo' avere 30 giorni liberi all'anno" a patto che trovi chi nel frattempo si sobbarca i suoi oltre mille pazienti. Cosa servirebbe dunque per rendere piu' gestibile il loro lavoro? "Servono strumenti in piu' - spiega la segretaria della Fimmg - che possano aiutare l'attivita' del medico di famiglia: prima di tutto aumentare il supporto del personale amministrativo e infermieristico ci sgraverebbe di certe attivita' che non sono prettamente cliniche, e questo sicuramente ci potrebbe aiutare. E sburocratizzare. La riduzione della burocrazia sarebbe un sogno, l'ideale".

Se la medicina del territorio dovrà essere una delle basi da cui ripartire per il rilancio del SSN i dati che emergono da un articolo pubblicato da un quotidiano italiano disegnano un scenario futuro a tinte fosche. “Potrebbero chiudere più di 5.000 ambulatori di medici di famiglia. Se questo dato venisse confermato oltre 15 milioni di pazienti si troverebbero senza un punto di riferimento fondamentale” dichiara il Segretario Nazionale della Ugl Salute Gianluca Giuliano. “Nell’arco dei prossimi sei anni più di 35.000 medici andranno in pensione – prosegue il sindacalista – e risulta difficile pensare a un ricambio generazionale immediato, anche in termini di esperienza, che possa evitare questo scenario drammatico. Uno dei caposaldi assoluti di quella medicina del territorio su cui, almeno a parole, si dice di puntare con forza verrebbe inevitabilmente a mancare. È allora essenziale – conclude Giuliano – che le istituzioni si muovano per tempo pensando a un piano d’azione che prevenga questa emorragia di professionisti attraverso delle strategie e degli interventi oggi più che mai necessari”.

“La pubblicazione di due giorni fa dell’ultimo Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale, riferiti all’anno 2019, a cura Ministero della Salute conferma che le scelte, compiute da vari governi, in questi ultimi anni, hanno depauperato la nostra sanità”, incalza Pina Onotri Segretario Generale del SMI che commenta i dati dell’Ufficio di Statistica del Ministero della Salute.

“Facendo un confronto con gli anni precedenti, come riportato da vari giornali del settore, negli ultimi 10 anni tra pubblico e privato sono stati tagliati circa 43.000 posti letto. Il personale sanitario del SSN pubblico in 10 anni ha registrato 4.200 unità in meno e nello specifico 5.000 medici in meno (erano 107.000 circa nel 2010, nel 2019 sono scesi a 102.000). I medici di famiglia dai 45.000 circa che erano nel 2010 sono diventati 42.000 nel 2019 (-3.000). In diminuzione anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) che dai 12.00 che erano nel 2010 sono diventati 11.500 circa nel 2019. Questo scenario conferma la necessità di misure strutturali, sia per incrementare il numero dei medici e dei dirigenti ospedalieri sia per quanto riguarda la medicina generale convenzionata”.

Lo stiamo sostenendo in tutte le sedi da tempo: le criticità emerse dalla pandemia, richiedono politiche innovative, di formazione, d’investimenti per nuovi parametri salariali per medici e i dirigenti sanitari, del SSN e per i medici convenzionati. Queste scelte servono, anche, per una riduzione drastica delle liste di attesa che sono il vero vulnus per la salute di tutti gli italiani”.

“Per questo siamo convinti e sosteniamo l’apertura di una nuova stagione di assunzioni per il SSN. Le risorse e le competenze umane, lo abbiamo visto nel corso della pandemia, devono essere implementate allo stesso modo delle infrastrutture edilizie, tecnologiche e digitali e sicuramente valorizzate. Si pone in questo ambito, quindi, la necessità di riformulare il rapporto tra Stato e regioni perché i concorsi sono banditi dalle regioni che molto spesso affrontano in modo difforme la carenza di professionisti medici nei SSR”. “La carenza di medici, come emerge dall’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale, investe, in particolare, il ruolo chiave del medico di famiglia e dell’area convenzionata; al dato già preoccupante dell’Annuario si aggiunge il fatto che nei prossimi 5-8 anni migliaia di medici di famiglia andranno in pensione”.

“Per queste ragioni, è quanto mai urgente che il Governo adotti tutte le iniziative per la realizzazione della scuola di specializzazione in Medicina generale – cure primarie e medicina di comunità, per permettere a tanti giovani medici di avviarsi alla professione”. “La pandemia da Covid-19 ha dimostrato, inoltre, quanto sia importante la rete territoriale di medicina convenzionata che ricomprende oltre che la medicina di famiglia, anche la continuità assistenziale, il 118, la medicina dei servizi. Quest’ultima, soprattutto, andrebbe implementata e sviluppata”. “Siamo convinti, conclude Onotri, che si debbano ricostruire le condizioni affinché si rinsaldi il patto di solidarietà tra medici e cittadini a partire da un aumento delle retribuzioni per tutti i medici che lavorano nel sistema pubblico, per scongiurare l’emigrazione verso l’estero e valorizzare le varie professionalità; prevedere nuove tutele per chi lavora nell’area della medicina generale e pari opportunità per i medici donna. Questi obiettivi sono per il Sindacato Medici Italiani SMI le scelte obbligate nella prossima fase per il rilancio della nostra sanità. Se il Governo c’è, batti un colpo!”.


 

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