Il microbiota influenza ed è influenzato dall’ospite a livello molecolare e biochimico. (1)
Nel nostro organismo il numero di cellule umane sta al numero di microorganismi in un rapporto di 1:1. Tra i due vi è una relazione simbiotica che dura da migliaia di anni. (1)
Il microbiota, così viene definito l’insieme di tutti i batteri, archeobatteri e cellule eucariote che popolano l’intestino, offre molteplici benefici all'ospite, come il rafforzamento dell’integrità o il rimodellamento dell’epitelio intestinale, l’assorbimento di energia da parte dei nutrienti, la protezione contro i patogeni e la regolazione della risposta immunitaria.
La composizione, la diversità e le capacità funzionali del microbiota raggiungono la loro maturità dopo circa 2,5 anni di vita ma, sebbene in età adulta la composizione del microbiota intestinale sia relativamente stabile, (1) fattori quali infezioni, stress cronico, stile di vita non salutare, terapie farmacologiche prolungate o errate e, soprattutto, una dieta malsana possono perturbare la sua omeostasi. (3)
In condizioni fisiologiche tra il microbiota e l’ospite vi è una perfetta relazione simbiotica, il microbiota infatti influenza ed è influenzato dall’ospite a livello molecolare e biochimico: (1)
- l’ospite influenza il microbiota nella composizione, garantendogli la giusta fonte di carboidrati attraverso le fibre alimentari, gli oligosaccaridi e il muco intestinale; condiziona le dinamiche delle comunità batteriche attraverso gli acidi biliari, che forniscono segnali di homing, promuovono la germinazione delle spore e facilitano il recupero del microbiota dopo disbiosi indotta da antibiotici o tossine; inoltre, attraverso le proteine del sistema immunitario, l’ospite influenza la stratificazione e la compartimentalizzazione dei batteri e impedisce loro di invadere i tessuti adiacenti. (1)
- A sua volta il microbiota attua a favore dell’ospite la produzione di diversi elementi indispensabili al mantenimento dell’omeostasi: gli SCFA (short-chain fatty acid), metaboliti coinvolti nella regolazione di processi cellulari come l’espressione genica, la chemiotassi, il differenziamento, la proliferazione e l’apoptosi; la vitamina B12 che non può essere sintetizzata da animali, piante o funghi; il folato, vitamina coinvolta nei processi metabolici vitali dell'ospite come la sintesi e la riparazione del DNA, la vitamina K, la riboflavina, la biotina, l’acido nicotinico, l’acido pantotenico, la piridossina e la tiamina. (1)
Il microbiota svolge anche funzioni dirette come la biotrasformazione degli acidi biliari che non vengono automaticamente riassorbiti. Inoltre, la sua presenza nel tratto gastrointestinale influenza la colonizzazione dei patogeni, competendo per i siti di attaccamento o le fonti di
nutrienti e producendo sostanze antimicrobiche. (1)
Per tutti questi aspetti, non c’è da sorprendersi che in una pletora di stati patologici che vanno dalle malattie gastrointestinali croniche ai disturbi dello sviluppo neurologico, si riscontri un’alterazione nella normale composizione del microbiota, la disbiosi appunto. (1)
Una serie di strategie sono state messe in atto per evitare la progressione di queste malattie e per garantire all’ospite tutte quelle proprietà benefiche che il microbiota può offrire. A seconda del tipo e dello stadio della malattia, è stato considerato lo sviluppo di modulatori del microbioma (ad es. antimicrobici, dietetici, prebiotici o probiotici) volti a modificare la composizione del microbiota dell’ospite, o di soluzioni a base microbica per sostituire alcuni dei microbi difettosi e quindi ripristinare i benefici che erano ad essi associati (ad esempio ceppi commensali specifici, probiotici, comunità microbiche definite, molecole segnale derivate o metaboliti). (1)
Un tipico modulatore del microbioma è Proflora, l’associazione dei ceppi batterici Lactobacillus e Bifidobacterium con frutto-oligosaccaridi a catena corta. (4) I lactobacilli e i bifidobacteri possiedono diverse proprietà benefiche per l’ospite compresa la promozione della maturazione e integrità intestinale, l’antagonismo contro i patogeni e la modulazione del sistema immunitario,(5) mentre i frutto-oligosaccaridi sostengono la vitalità del microbiota favorendo selettivamente nel colon la crescita di Lattobacilli e i Bifidobatteri, e supportano la funzionalità della barriera intestinale incrementando la produzione di SCFA. (2)
Un probiotico efficace dovrebbe avere alcune caratterisitiche fondamentali come: (5)
- resistenza all’aggressione dei succhi gastrici e della bile e quindi la sopravvivenza anche nell’ambiente acido dello stomaco
- proprietà adesive verso la mucosa
- azione colonizzante e vitale a livello intestinale
- capacità di essere riconosciuti dall’organismo ospite come self.
Proflora possiede tutte queste caratteristiche e non solo. I microorganismi in esso contenuti sono gastroprotetti vivi e vitali, perchè microincapsulati. La microincapsulazione dei batteri, come è stato riportato in diversi studi, con lo speciale rivestimento gastroresistente, va a potenziare l’efficacia probiotica, consentendo l'uso di una quantità 5 volte inferiore di cellule vitali rispetto a quella normalmente utilizzata. (5) Gli acidi organici a catena corta prodotti dai lactobacilli hanno una potente azione battericida verso patogeni come E.coli, che producono enterotossine tanto potenti da causare gravi emorragie con rischio di morte. (6)
Un interessante studio che mostra gli effetti di Proflora è quello pubblicato dalla rivista Minerva Oftalmologica. Gli autori hanno studiato gli effetti terapeutici dei Lactobacillus e Bifidobacterium in associazione con frutto-oligosaccaridi a catena corta, sulla superficie oculare di soggetti con sindrome dell’occhio secco. I quaranta soggetti in studio sono stati suddivisi, mediante randomizzazione, in due gruppi (A e B): i soggetti assegnati al gruppo A (controllo) sono stati trattati solo con lacrime artificiali (1 goccia 3 volte al dì), mentre i soggetti del gruppo B (trattati) hanno assunto un simbiotico (1 bustina di Proflora al dì per un periodo di 30 giorni), contemporaneamente al trattamento con sostituti lacrimali (1 goccia 3 volte al dì). (4)
Dopo un periodo di wash-out di 5 giorni dal termine del trattamento, tutti i parametri clinici sono stati nuovamente valutati. Sono stati presi in considerazione alcuni test lacrimali e la flora batterica aerobica e anaerobica presente sulla superficie oculare, in occasione della prima visita e al quinto giorno dopo il trattamento. In particolare è stato osservato che il tempo di breakup del film lacrimale è aumentato significativamente nel gruppo di soggetti trattati con il probiotico e, dai test di coltura batteriologica, si è evidenziata una iniziale crescita batterica in 18 campioni del gruppo A (45% sul totale dei soggetti dello studio) e in 14 campioni del gruppo B (35% sul totale dei soggetti dello studio) dopo il trattamento con il simbiotico. (4)
Lo studio mostra come la supplementazione alimentare con un simbiotico a base di Bifidobacterium e Lactobacillus possa essere utile nel migliorare la condizione della sindrome da occhio secco, con un significativo potenziamento dei sistemi di difesa della superficie oculare. I dati ottenuti, anche se per il momento limitati, dimostrano che i ceppi batterici Lactobacillus e Bifidobacterium, già precedentemente valutati per i loro effetti benefici, hanno un potenziale effetto terapeutico. (4)
Possiamo affermare infine che, poichè lo squilibrio del microbiota non induce alterazioni solo a danno del tratto gastrointestinale, ma ha un impatto sistemico sulle difese immunitarie dell’organismo, l’utilizzo di probiotici è in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti. (4)
Bibliografia
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