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Mal di schiena nei giovani: banale disturbo o malattia reumatica cronica

Ortopedia Redazione DottNet | 17/05/2023 16:30

Per diagnosticarla possono volerci anche 8-10 anni dall'insorgenza dei sintomi, è associata a una disabilità paragonabile a quella dell'artrite reumatoide e, a causa del suo stato di salute, 1 persona su 3 è costretta a lasciare il lavoro

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il mal di schiena è la prima causa di disabilità nei giovani adulti e di assenza dal lavoro.1 Colpisce 1 italiano su 22 e più dell’80% delle persone ne soffrirà almeno una volta nel corso della vita.3 In molti casi il dolore è di tipo meccanico, uno strappo o una lesione muscolare, ma per circa 1 persona su 5 - soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni - si tratta di un mal di schiena cronico che potrebbe essere la spia di una malattia reumatica come la spondilite anchilosante.3 Un test online aiuta a svelarne le cause.

Spiega il prof. Francesco Ciccia, Ordinario di Reumatologia presso l'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli: "Il mal di schiena è una patologia molto comune, ma quando il dolore perdura per oltre tre mesi, allora si parla di mal di schiena cronico. I dolori lombosacrali, tipicamente notturni e presenti a riposo o al risveglio e che si attenuano con il movimento, sono campanelli di allarme che necessitano di una valutazione specialistica reumatologica. Una diagnosi precoce è infatti fondamentale per un adeguato trattamento che impedisca l’instaurarsi di gravi danni articolari ad alto impatto invalidante. Il mal di schiena non è una diagnosi, è un sintomo che va prontamente diagnosticato e trattato."

Molti giovani però lasciano passare troppo tempo prima di richiedere un consulto medico, soprattutto per la mancanza di informazioni e la sottovalutazione dei sintomi. Il risultato è che si arriva troppo tardi dallo specialista giusto, il reumatologo. In alcuni casi possono volerci anche dieci anni4 affinché la causa del mal di schiena infiammatorio venga diagnosticata correttamente.

"Un ritardo pericoloso - afferma il prof. Ciccia - perché, nel tempo, le condizioni che provocano il mal di schiena infiammatorio possono limitare i movimenti e, nei casi più gravi, causare la fusione delle ossa della colonna vertebrale, trasformandosi in una forma di spondiloartrite come la spondilite anchilosante, una malattia che colpisce in giovane età, dopo i 20 anni, e determina un progressivo irrigidimento della colonna vertebrale che può causare forti dolori, mobilità ridotta e danni strutturali a lungo termine. Fondamentale una maggiore informazione tra i giovani adulti per non sottovalutare i sintomi di una possibile malattia reumatica cronica."

La spondilite anchilosante è associata ad una disabilità paragonabile a quella dell'artrite reumatoide18 e costituisce un onere importante per l’assistenza sanitaria, non solo per l’evidente impatto clinico, epidemiologico e sociale ma anche per l’elevato carico di malattia legato ai costi, diretti e indiretti, generati dalla gestione della patologia stessa. Si calcola che la persona con spondilite anchilosante necessiti di 2-4 visite specialistiche al mese e che i costi diretti per visite ed esami possano arrivare fino a 389 euro al mese per paziente. Inoltre, la perdita di produttività media associabile alla malattia può arrivare fino a 8 giornate perse al mese con costi indiretti a carico del paziente che possono superare gli 8mila euro l’anno.5 Il risultato è che 1 persona su 3 con spondilite anchilosante è costretta a lasciare il lavoro a causa del suo stato di salute.17

Il sito web Non Voltargli La Schiena (www.nonvoltarglilaschiena.it) di AbbVie fornisce informazioni dettagliate sui differenti tipi e sulle cause del mal di schiena. Chi soffre di mal di schiena per più di 3 mesi è invitato a fare un breve test online – validato dagli esperti6 - per verificare i sintomi, apprendere di più sulle possibili cause e approfondire l’argomento parlandone con il proprio medico.

Come dichiara il Direttore Medico di AbbVie, Annalisa Iezzi: "AbbVie è impegnata da anni nel cercare soluzioni innovative per avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti. Non solo nella ricerca e sviluppo di opzioni terapeutiche innovative per le persone che convivono con malattie reumatologiche come la spondilite anchilosante, ma anche nei programmi di supporto come la campagna ‘Non Voltargli La Schiena’ che si propone di favorire una corretta informazione e ridurre il tempo di diagnosi per tutte quelle persone che soffrono di mal di schiena infiammatorio e non ne sono ancora consapevoli, accelerando il percorso verso una migliore qualità di vita, senza dolore."

La campagna Non Voltargli La Schiena (Don’t Turn Your Back On It) è un’iniziativa internazionale sviluppata da AbbVie in stretta collaborazione con associazioni di pazienti e specialisti da tutta Europa. In Italia, la campagna è condotta in collaborazione con l’Associazione Nazionale Malati Reumatici ANMAR Onlus.

Silvia Tonolo, Presidente Anmar: "La spondilite anchilosante colpisce soprattutto i giovani adulti nel pieno della loro attività lavorativa e sociale. Ragazzi che dovranno convivere con la malattia per tutta la vita. Il problema vero è il ritardo diagnostico - e conseguentemente terapeutico - inaccettabile che complica la gestione di una malattia così invalidante. Campagne di sensibilizzazione come Non Voltargli la Schiena sono fondamentali per informare le persone su quali siano i sintomi e i dolori riconducibili al mal di schiena cronico di natura infiammatoria. Sono altrettanto importanti le figure del medico di medicina generale che, in presenza di tali sintomi, può inviare il paziente direttamente dallo specialista reumatologo, e del farmacista dei servizi, che può intercettare i pazienti nelle fasi più precoci e consigliare di consultare il reumatologo in caso di mal di schiena che dura da diversi mesi, evitandogli così un’odissea diagnostica tra diversi specialisti prima di arrivare a quello giusto."

Un ritardo diagnostico e terapeutico che può comportare un profondo impatto sulla qualità di vita, come nel caso del poeta e filosofo Giacomo Leopardi che, come ha ipotizzato uno studio italiano21 sulla base della sintomatologia da lui stesso descritta nella sua corrispondenza, poteva essere affetto da spondilite anchilosante giovanile, probabilmente la vera causa che ha influenzato i suoi tratti caratteriali fino al "pessimismo cosmico".

IL MAL DI SCHIENA

Il mal di schiena è un disturbo decisamente diffuso. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la prima causa di disabilità nei giovani adulti e di assenza dal lavoro.1

In Italia, il mal di schiena affligge oltre un italiano su due, con una leggera prevalenza nelle donne.2 Si stima inoltre che più dell’80% delle persone avrà almeno un episodio di mal di schiena nel corso della vita.3

I motivi alla base della larga diffusione del mal di schiena sono molteplici e legati a innumerevoli fattori: il peso, la vita sedentaria, le condizioni di lavoro non idonee, la postura sbagliata assunta ripetutamente e abitualmente nella vita, l’utilizzo di calzature inadeguate, attività fisiche ad alta intensità che possono determinare traumi. Oltre a tali cause, un mal di schiena cronico e con determinate caratteristiche può essere espressione di una malattia infiammatoria che va prontamente diagnosticata e trattata.

In caso di dolore alla schiena è bene rivolgersi al proprio medico curante, per comprendere cause, tipologia e trattamenti adeguati.

È importante non rimandare la visita dal medico, pensando di sopportare il dolore e che questo passerà da solo. Molte persone lasciano passare troppo tempo prima di richiedere un consulto medico, che è il primo passo verso una diagnosi corretta. Il ritardo diagnostico e conseguentemente terapeutico del mal di schiena infiammatorio, aumenta la possibilità di danni a lungo termine, oltre ad avere un impatto negativo sulla vita quotidiana.

IL MAL DI SCHIENA MECCANICO

Il mal di schiena più comune è quello di tipo meccanico.7

Caratteristiche del mal di schiena meccanico:8;9

  •                                        Può presentarsi a qualsiasi età ed è spesso causato da uno strappo o una lesione

      • Il dolore normalmente non è associato a rigidità mattutina o quest’ultima dura meno di 30 minuti
      • I sintomi spesso migliorano a riposo
      • L’inizio è variabile, ma può svilupparsi rapidamente
      • Il dolore normalmente è associato a lesioni o strappi
      • Il dolore può essere descritto come "pulsante" o "penetrante"

IL MAL DI SCHIENA INFIAMMATORIO CRONICO

Si stima che 1 persona su 5 soffra di mal di schiena lombare per almeno 3 mesi, identificabile quindi come cronico.3

Il mal di schiena infiammatorio colpisce circa il 3% della popolazione.20 

Caratteristiche del mal di schiena infiammatorio:8

      • L’esordio è in giovane età, tra i 20 e i 30 anni
      • L’esordio del dolore è graduale
      • I sintomi migliorano con l’esercizio fisico
      • Il dolore non migliora a riposo
      • Il dolore normalmente è associato a rigidità mattutina che dura più di 30 minuti
      • Il dolore notturno è spesso causa di risveglio nella seconda metà della notte
      • Dolore al gluteo alternante

I due tipi di mal di schiena – meccanico e infiammatorio - possono avere sintomi simili e inoltre potrebbero coesistere, per questo è spesso difficile per il paziente distinguerli. È quindi importante consultare un medico, che sulla base della sintomatologia e di eventuali esami di approfondimento diagnostico, riuscirà a caratterizzare la causa sottostante al mal di schiena e quindi intraprendere, se necessario un adeguato percorso terapeutico.

LA SPONDILITE ANCHILOSANTE

Tra le diverse forme di artrite rientrano le spondiloartriti, che interessano principalmente la colonna vertebrale. Le spondiloartriti comprendono: la spondilite anchilosante, l’artrite reattiva o sindrome di Reiter, le spondiloartriti enteropatiche e l’artrite psoriasica. Il dolore è il sintomo principale di tutte le spondiloartriti.

La spondilite anchilosante (SA) è una malattia reumatica potenzialmente invalidante caratterizzata da mal di schiena infiammatorio cronico che coinvolge principalmente le articolazioni della colonna vertebrale, le articolazioni delle ossa del bacino, e i tessuti molli adiacenti: tendini, legamenti e/o entesi (punto in cui muscoli e tendini si inseriscono sulle ossa).10

La SA esordisce in giovani adulti (20-30 anni) e colpisce più frequentemente il sesso maschile (66%-75%).2 Si stima che il numero di casi in Europa di SA sia di 1,3 -1,5 milioni.11 La sua prevalenza si aggira tra lo 0,2% e lo 0,5%.2

Il quadro clinico è dominato dalla lombalgia di tipo infiammatorio, caratterizzata da dolore localizzato alla regione sacrale e ai glutei, con possibile proiezione alla faccia posteriore della coscia. L'infiammazione delle articolazioni sacro-iliache e della colonna vertebrale è una caratteristica precoce e forse la prima manifestazione intra-articolare più frequente della malattia.12 La progressione della malattia porta ad una deformazione del rachide che comporta una grave disabilità. La spondilite anchilosante infatti è associata ad una disabilità paragonabile a quella dell'artrite reumatoide.18

Con l’evoluzione della malattia, in genere lenta, peggiora la rigidità del rachide, che si accompagna ad una progressiva perdita della lordosi lombare e alla comparsa di una cifosi dorsale determinando, nelle forme più evolute, la caratteristica andatura "dell’uomo curvo", caratterizzata da un atteggiamento in semiflessione delle anche e delle ginocchia ed una incapacità alla flessione del rachide. Nel caso in cui la spondilite anchilosante non sia trattata, si può andare incontro a deformità della colonna vertebrale: oltre il 30% dei pazienti sono affetti da cifosi.10

LA DIAGNOSI DI SPONDILITE ANCHILOSANTE16

La spondilite anchilosante può essere difficile da scoprire perché si sviluppa lentamente e non esiste un test definitivo per diagnosticarla.

Il tipo di mal di schiena, tuttavia, può orientare il medico perché ha delle caratteristiche precise: non migliora con il riposo e può essere causa di risvegli notturni.

L'infiammazione della colonna vertebrale e delle articolazioni sono alcuni dei principali disturbi causati dalla malattia. Se il medico di famiglia sospetta la spondilite anchilosante, prescrive degli esami del sangue per verificare i valori dei segni di infiammazione (VES e PCR). Se i risultati delle analisi sono alterati, il medico potrebbe chiedere una visita dal reumatologo.

Oltre ad altri esami del sangue, il reumatologo, per esaminare l'aspetto della colonna vertebrale e del bacino, può prescrivere una radiografia, una risonanza magnetica, un’ecografia.

La presenza di spondilite anchilosante, di solito, può essere confermata se la radiografia mostra un'infiammazione delle articolazioni sacro-iliache (sacroileite) ed è presente almeno una delle seguenti condizioni:

  •                                        lombalgia da almeno tre mesi, che migliora con l'attività fisica e non con il riposo

      • movimento limitato nella parte bassa della schiena (colonna lombare)
      • espansione toracica limitata rispetto a quanto previsto per l’età e il sesso

Sebbene le indagini strumentali per immagini possano mostrare l'infiammazione spinale e la fusione della spina dorsale (anchilosi), nelle prime fasi della spondilite anchilosante il danno alla colonna vertebrale non sempre è evidente. Questo è il motivo per cui accertare (diagnosticare) la malattia è spesso difficile.

La spondilite anchilosante viene spesso diagnosticata non prima di 8-10 anni dall'insorgenza dei sintomi clinici.4 La diagnosi tardiva rappresenta il problema fondamentale della SA.

La scarsa intensità dei sintomi e la difficoltà del paziente a riferirli, i frequenti periodi di miglioramento spontaneo e la sottovalutazione di un sintomo così prevalente nella popolazione generale ("mal di schiena"), sono tutti fattori che contribuiscono al ritardo di diagnosi di SA.

L’IMPATTO ECONOMICO5

La SA rappresenta un onere importante per l’assistenza sanitaria, non solo per l’evidente impatto clinico, epidemiologico e sociale ma anche per l’elevato carico di malattia legato ai costi, diretti e indiretti, generati dalla gestione della patologia stessa.

Da una recente indagine è emerso che la SA comporta tra le 2 e le 4 visite specialistiche al mese e che i costi diretti per visite ed esami possono arrivare fino a 389 euro al mese per paziente.

Per quanto concerne i costi indiretti legati alla SA in Italia, la perdita di produttività media associabile alla malattia può arrivare fino a 8 giornate perse al mese e varia da 3.913 euro a 8.492 euro annui a seconda della gravità della malattia. È stato calcolato, inoltre, che l’11,6% dei pazienti riceve supporto da parte di un caregiver che può arrivare a perdere fino a 6 giornate lavorative al mese con costi correlati alla perdita di produttività annuale da parte del caregiver che possono arrivare fino a 655 euro a seconda della gravità della malattia nella persona assistita.

Una migliore gestione del dolore consentirebbe una riduzione del costo medio di gestione del paziente con SA di 602,67 euro,5 con un impatto maggiore, in termini di risparmio di risorse legato ad una migliore gestione del dolore, sui costi indiretti. Pertanto, l’adozione di una terapia farmacologica avente come bersaglio anche il dolore persistente potrebbe garantire un maggiore beneficio terapeutico per i pazienti.

RACCOMANDAZIONI DELLE SOCIETÀ EUROPEE DI REUMATOLOGIA (ASAS/EULAR):13

La spondilite anchilosante è una malattia potenzialmente grave con diverse manifestazioni, che di solito richiede una gestione multidisciplinare coordinata dal reumatologo.

La gestione ottimale della SA richiede una combinazione di trattamenti non-farmacologici e farmacologici.

Il trattamento non-farmacologico della SA dovrebbe comprendere l’educazione del paziente e un regolare esercizio motorio. Dovrebbe essere presa in considerazione la terapia fisica individuale e di gruppo e possono risultare utili le associazioni di pazienti e i gruppi di auto-aiuto.

Al fine di migliorare la qualità di vita dei pazienti, in letteratura emergono proposte per gestire la sintomatologia:

  •                                        Nuoto come esercizio per i pazienti con SA, perché evita un impatto stridente della colonna vertebrale

      • Sport aerobici, perché gli esercizi aerobici favoriscono l'espansione del torace, l’attività dei muscoli respiratori e aprono le vie aeree
      • Evitare il fumo poiché influisce sulla capacità di espansione polmonare e induce difficoltà respiratorie
      • Regolare la sedia e il tavolo da lavoro in ufficio per mantenere una postura corretta
      • Mangiare cibi ricchi di calcio e Omega-3, frutta e verdura, erbe e spezie, evitare quantità eccessive di zucchero, grassi e sodio, limitare il consumo di alcol.

IL TRATTAMENTO DELLA SPONDILITE ANCHILOSANTE10

Gli obiettivi primari del trattamento della SA sono il controllo dei segni e dei sintomi (il dolore), la prevenzione della progressione del danno, il mantenimento/normalizzazione delle capacità funzionali, dell’abilità lavorativa e della partecipazione sociale e la riduzione delle complicanze della malattia.

I pilastri del trattamento farmacologico prevedono l’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei e nei pazienti che non rispondono ad un trattamento con tali farmaci, l’utilizzo di farmaci biologici o di "Small Molecule", i più recenti JAK inibitori, che si assumono per via orale.

I farmaci biologici contengono proteine anziché molecole di sintesi chimica, sono prodotti con tecniche biotecnologiche e sono in grado di agire in modo mirato sul sistema immunitario. Inoltre sono generalmente ben tollerati.

Differentemente dai farmaci biologici, i JAK inibitori sono farmaci di sintesi che vanno però anch’essi ad agire sul sistema immunitario.14;19 Grazie a questi farmaci è stato possibile adottare un approccio terapeutico efficace anche per pazienti con malattie infiammatorie e autoimmuni gravi o severe che non rispondevano ad altri trattamenti convenzionali.

All’interno della classe dei JAK inibitori, l’AIFA ha recentemente dato il via libera al farmaco Upadacitinib (Rinvoq) di AbbVie, il primo inibitore orale selettivo e reversibile di JAK che può essere assunto una volta al giorno, per il trattamento della spondilite anchilosante attiva nei pazienti adulti che hanno avuto una risposta inadeguata alla terapia convenzionale.15 La classe dei JAK inibitori ha dimostrato di migliorare rapidamente molteplici aspetti di questa patologia, quali il dolore, l’infiammazione e la mobilità, confermando un profilo di sicurezza coerente con quanto già osservato nelle altre indicazioni terapeutiche.

Con gli attuali trattamenti, il 70-90% delle persone non sviluppa disabilità a lungo termine e la malattia non influisce in modo significativo sull'aspettativa di vita.16 

Bibliografia

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