Mettere in rete cento città italiane, così che i medici specialisti possano garantire uniformità di prevenzione e di cure per trattare il dolore cronico.
E' l'iniziativa lanciata a Milano dalla Fondazione Isal, da anni impegnata nella lotta al dolore, con il patrocinio del Senato e del ministero del Welfare. Quando si pensa al dolore cronico viene subito in mente il cancro o una malattia allo stadio terminale. Eppure solo sette volte su cento la causa è un tumore: in tutti gli altri casi sono il mal di schiena, l'artrosi, l'emicrania o il fuoco di sant'Antonio a rendere impossibile la vita di oltre 12 milioni di italiani e di 75 milioni di europei. A essere colpite sono in particolare le donne, tanto che un terzo delle casalinghe europee, riporta l'Isal, soffre di dolore cronico. ''Esiste un diritto a non soffrire inutilmente - spiega Paolo Mariconti, presidente della sezione milanese Isal - e il nostro programma consiste proprio nell'avvicinarci capillarmente alle persone che soffrono.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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