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Difetto delle cellule dell’immunità cronicizza epatite B e C

Gastroenterologia Redazione DottNet | 03/09/2009 20:52

Un difetto funzionale delle cellule dell'immunità innata è la prima causa della cronicizzazione del virus dell' epatite B e C. Lo dimostra uno studio della Fondazione San Matteo di Pavia, che apre così la strada a nuovi scenari terapeutici dell'epatite.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Gastroenterology, è stato coordinato dal professor Mario Mondelli, del Laboratorio Sperimentale di Ricerca del Dipartimento di Malattie Infettive della Fondazione San Matteo di Pavia. ''Il nostro gruppo di ricerca - spiega Mondelli - si e' concentrato sulle cellule dell'immunità innata, chiamate natural killer (uccisori naturali) perchè intervengono per contrastare l'invasione dei virus patogeni con cui veniamo a contatto tutti i giorni, uccidendo le cellule infettate da quei virus. Nello studio abbiamo dimostrato che nelle epatiti virali croniche esiste un difetto di queste cellule, che dimostrano una normale o anche aumentata capacità di uccidere le cellule infette una per volta, ma sono incapaci di produrre sufficienti quantità di interferone gamma, cosa che permette ai virus di persistere indisturbati nel fegato dei pazienti''.

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I virus infatti sono contrastati molto più efficacemente attraverso sostanze solubili come l'interferone gamma che ha la possibilità di agire su un gran numero di cellule infette. L'attività di 'killing' è invece un rapporto diretto fra cellula natural killer e cellula bersaglio e pertanto consente di eliminare soltanto una cellula infetta per volta, con un processo dunque molto più lento e inefficiente. La scoperta, dice Mondelli, apre nuovi scenari terapeutici: ''La terapia antivirale delle epatiti croniche potrebbe infatti giovarsi di un supplemento di immunostimolanti quali appunto l'interferone gamma o altre citochine protettive, allo scopo di correggere il difetto da noi identificato e in questo modo eliminare stabilmente i virus dal fegato''.

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