Vito Trinchieri
Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali
Università “Sapienza” Roma
Le infezioni da rotavirus possono determinare gravi forme di gastroenterite: le cifre mondiali parlano di due milioni di ricoveri ospedalieri e 600.000 decessi, prevalentemente in ambito pediatrico e con un’età inferiore ai cinque anni (Parashar, Emerg Infect Dis, 2006: 12, 304), con una prevalenza invernale nelle regioni a clima temperato e senza una stagionalità precisa nei climi tropicali; i dati forniti dall’Asian Rotavirus Surveillance Network evidenziano una positività per i rotavirus nel 75% dei ricoveri ospedalieri per diarrea nella sola Corea del Sud.
Anche se nei paesi industrializzati raramente la gastroenterite da rotavirus è letale, si tratta comunque di una patologia che incide non poco sulla spesa sanitaria: la situazione italiana sfiora le 80.000 visite annuali, dalle quali conseguono circa 10.000 ricoveri ospedalieri.
Trasmessa prevalentemente per via oro-fecale, dopo un’incubazione di 24-48 ore l’infezione da rotavirus determina un quadro sintomatologico acuto piuttosto aspecifico e caratterizzato da diarrea profusa accompagnata da febbre moderata, disturbi gastrici e vomito; nell’arco di una settimana i sintomi calano progressivamente di intensità, fino a sparire. Nel bambino e nel lattante gli episodi acuti possono protrarsi anche per diverse settimane, esponendo il piccolo paziente ad un elevato rischio di disidratazione; al contrario, l’adulto presenta un quadro clinico di scarso significato, se non addirittura asintomatico (rappresentando però una possibile sorgente di infezione all’interno del nucleo familiare). Nel caso in cui le condizioni cliniche la rendano necessaria, la diagnosi eziologica viene effettuata mediante isolamento degli antigeni specifici in campioni fecali con tecniche immuno-enzimatiche.
Per prevenire questa patologia è stata proposta una strategia vaccinale ristretta ad alcuni cloni virali: l’efficacia di tale intervento però risulta essere ostacolata da variazioni geografiche relative all’incidenza e alla distribuzione dei singoli genotipi del virus; molto più promettente, dal punto di vista della prevenzione e del trattamento delle diarree da rotavirus, sembra essere l’utilizzazione di probiotici ad alta concentrazione.
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