E' tempo di evitare inutili allarmismi, perché il virus dell'influenza A è "più leggero del previsto" e "non desta particolari motivi di preoccupazione". Le scuole, dunque, partiranno regolarmente e non saranno chiuse in maniera generalizzata, e le vacanze di Natale non subiranno modifiche. E' un messaggio rassicurante quello che arriva dal Governo, che al termine del primo incontro dell'unità di crisi ha fatto il punto della situazione cercando di gettare acqua sul fuoco perché, ha sottolineato il vice ministro della Salute Ferruccio Fazio, sull'influenza A si sta facendo "troppo rumore".
Certo, ha precisato Fazio, i casi di pazienti colpiti dal virus sono circa 7 mila (dati per difetto), "un dato significativo, ma non ancora esponenziale e dunque non tale da creare particolari allarmi". Resta la preoccupazione per quei casi che si trasformano in rare forme di polmonite virale acuta primaria, ma il Governo "é realmente attrezzato per affrontarle". E secondo le prime stime alla fine della pandemia i casi particolarmente gravi non saranno più di 200. Molto meno di quanto provoca la normale epidemia d’influenza che, quella sì, richiede la vaccinazione preventiva, soprattutto per le categorie a rischio. Ma allora chi ci guadagna da questo ingiustificato allarmismo? Le case farmaceutiche, in primis. Già, perché in palio ci sono 500 milioni di dollari. Abbastanza anche per un colosso come AstraZeneca, tanto per citare un esempio, che nel 2008 ha registrato ricavi per 31,6 miliardi di dollari. Per questo AstraZeneca, gruppo farmaceutico anglosvedese tra i primi sei al mondo, non vuole perdere tempo. Nella gara alla produzione dei vaccini contro l'influenza A/H1N1 è solo una questione di velocità. Una competizione nella quale si stanno buttando a capofitto anche aziende del calibro della Novartis. E così essere più rapidi delle altre compagnie del Big Pharma nello sviluppare i brevetti, nell'ottenere il via libera dalla autorità regolatrici e nel commercializzare i farmaci può essere decisivo. Soprattutto per rivitalizzare ricavi: le aziende che producono farmaci antivirali stanno infatti traendo beneficio dalla fase attuale: i governi aumentano gli stoccaggi di medicine e l'impatto positivo sui conti è rilevante.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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