Per l'uomo la speranza di futuri trapianti per il trattamento di malattie che vanno dal diabete al parkinson risiede nella preparazione di maiali 'ingegnerizzati', non di scimmie: oranghi e scimpanzè, compatibili con la dimensione umana, sono infatti troppo pochi.
''La ricerca sullo xenotrapianto vede oggi il maiale come la specie elettiva scelta per questo tipo di ricerche'', ha detto Reinhard Bretzel, presidente dell'Ipita (InteRnational pancreas and Islet transplant association), presentando il convegno Ipita-Ixa in corso a Venezia sugli xenotrapianti fino al 16 ottobre prossimo. ''E' convinzione di tutti noi - ha proseguito - che la specie donatrice non sarà il primate, da primate a uomo, ma sarà il maiale: la prima cosa è che oggi i primati non umani che potrebbero dare un organo ad un uomo di una taglia come la mia, di uomo adulto, possono essere solamente delle specie di primati non umani che sono protette, come gli orangotango o lo scimpanze'''. ''Una ragione non scientifica, quindi una ragione sociale e politica?'', ha chiesto il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, intervenuto alla presentazione a Palazzo Balbi. ''Sociale e politica, di costi, ma anche di biosicurezza, perchè sono animali cresciuti in condizioni di controllo microbiologico molto elevata'', ha risposto l'immunologo Emanuele Cozzi dell'Ixa (International xenotransplantion association). Cozzi, che coordina l'unico progetto europeo sugli xenotrapianti cui l'Unione Europea ha assegnato un fondo di 9,88 mln di euro con il coinvolgimento di 22 unità di ricerca scientifica e centri di studio in campo etico-legislativo in undici paesi dell'Unione, ha poi rilevato che ''c'è una questione di numerosità: c'è bisogno di centinaia di migliaia di organi, di cellule e non abbiamo sufficienti primati per questo''.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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