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2009, la pandemia che non c’è stata: un allarme costato caro alla sanità

Medicina Generale Silvio Campione | 28/12/2009 20:33

2009: l'anno della pandemia. O, meglio, della grande paura per una pandemia influenzale - quella provocata dal nuovo virus A/H1N1 - che si temeva potesse rivelarsi terribile come la Spagnola del 1918, che fece circa 50 milioni di vittime nel mondo.

 In realtà così non è stato ed anche se il pericolo non può ancora dirsi scampato, dal momento che nuovi picchi pandemici potrebbero sempre verificarsi, sembra che l'influenza A si sia rivelata meno 'cattiva' del previsto. Il virus A/H1N1, identificato per la prima volta in Messico nel marzo 2009, di vittime, tuttavia, ne ha fatte, anche se i numeri assoluti sono lontani da quelli delle grandi epidemie: oltre 12.000 nel mondo, soprattutto in Stati Uniti e Messico, secondo i dati ufficiali. E dalla scorsa Primavera, il virus ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo. Tanto che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), lo scorso 11 giugno ha deciso di innalzare il livello di allerta alla fase sei, pari al massimo, per quella che e' di fatto la prima pandemia del XXI secolo. L'Oms ed i vari paesi sono dunque corsi ai ripari, con piani di contenimento e prevedendo la vaccinazione di parte cospicua della popolazione, dopo che varie aziende farmaceutiche si sono messe al lavoro per la produzione dei vaccini antipandemici. Il virus non si è finora dimostrato particolarmente 'cattivo', ma il timore è che mutazioni dello stesso possano renderlo maggiormente aggressivo.

Finora, fortunatamente, ciò non è avvenuto (una sola mutazione è stata rilevata, ma non allarmante), ma tra timori e bilanci non sono neppure mancate le polemiche: c'è chi ha contestato la 'corsa' alla produzione dei vaccini tacciandola come mera speculazione economica basata su un allarmismo ingiustificato. Ma gli esperti avvertono: la pandemie sono imprevedibili. In altre parole, meglio essere pronti al peggio ed il vaccino è sicuramente un'arma fondamentale.
- ANCHE ITALIA SI MOBILITA: Anche l'Italia (dove si registrano 188 vittime e circa quattro milioni i casi stimati nei quali è stata confermata l'influenza A) ha reagito prontamente: il 24 aprile il ministero del Welfare ha istituito un'apposita Unità di Crisi e predisposto una strategia vaccinale per la vaccinazione del 40% della popolazione a partire dai lavoratori dei servizi essenziali, come il personale sanitario, e delle categorie a rischio di complicanze. L'Italia dispone, inoltre, di quaranta milioni di dosi di farmaci antivirali.
A partire dal 19 ottobre 2009, la sorveglianza dell'influenza è basata sul sistema Influnet, che raccoglie i casi della rete dei medici sentinella.
- A NOVEMBRE PRIMA MUTAZIONE VIRUS, MA NON E' ALLARME: Il 20 novembre, l'Oms rende noto che in Norvegia è stata riscontrata una mutazione in alcuni campioni del virus dell'influenza A isolati in tre pazienti, dei quali due deceduti. La stessa mutazione è stata osservata in casi sporadici, a partire dallo scorso Aprile, in diversi paesi del mondo sia in pazienti con polmoniti gravi che in pazienti con decorso benigno della malattia. In Italia, la mutazione è stata rinvenuta sino ad ora in un solo paziente, affetto da una grave forma di polmonite a seguito risolta. Nessuno degli altri pazienti esaminati, inclusi quelli con manifestazioni gravi o letali, presentava tale mutazione. I dati italiani confermerebbero quindi che la mutazione registrata non appare per ora predominante nei casi gravi di influenza A; inoltre, la mutazione ha un carattere sporadico e non sembra allo stato attuale in fase di diffusione.
- NON E' CATASTROFE MA ESPERTI INVITANO A NON ABBASSARE GUARDIA: La pandemia di influenza spagnola del 1918 fu la peggiore, con circa 50 milioni di vittime nel mondo. Nel 1957-58, l'epidemia di asiatica fece tra gli 1,5 e i due milioni di morti. A questa fece seguito l'epidemia 'Hong Kong' nel 1968-69, con circa un milione di decessi. Finora la pandemia di influenza A, affermano gli esperti, è stata la più lieve, ma ''potrebbe sempre peggiorare e non possiamo abbassare la guardia''. Dello stesso tono il giudizio della direttrice generale dell'Oms Margaret Chan: ''Non prevediamo un improvviso balzo nel numero di infezioni fatali o severe - ha dichiarato a giugno, proclamando il massimo stato di allerta epidemico - tuttavia non sappiamo come il virus di comporterà nelle condizioni tipiche dei Paesi in via di sviluppo, ed è prudente anticipare un quadro più tetro''. Insomma, la prima pandemia del XXI secolo sembra fare ora meno paura, ma vale sempre il detto 'mai cantare vittoria troppo presto'.
 

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