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Test genetico “arma” contro cancro colon-retto permette di personalizzare la terapia

Gastroenterologia Adelaide Terracciano | 01/02/2010 12:52

Una terapia 'ad hoc' con farmaci biologici, associati alla chemioterapia, per contrastare efficacemente il cancro del colon-retto. Tutto questo dopo aver eseguito un test genetico che permetta ad oncologi e anatomopatologi di capire quale sia la strada giusta da intraprendere per dare scacco alla malattia. E' stato illustrato oggi all'Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma 'Kras-Aktive', un progetto nato con l'obiettivo di supportare i Centri clinici impegnati nell'esecuzione di questo test, ritenuto fondamentale dagli esperti per contrastare la seconda neoplasia per incidenza, in senso assoluto, per gli uomini e le donne.

Il test genetico serve per analizzare la mutazione del gene Kras prima di impostare la terapia. "In considerazione dei dati osservati -sottolinea Carlo Garufi, oncologo del Regina Elena - solo nel Lazio ci sono, ogni anno, circa mille pazienti con tumore del colon-retto metastatico che potrebbero essere sottoposti a terapia con anticorpi monoclonali anti-Egfr. Per tutte queste persone dovrebbe essere richiesto ed effettuato un test per l'analisi mutazionale del gene Kras".
Attraverso il progetto 'Kras-Aktive', quindi, ci si è mossi per consentire lo scambio di informazioni e materiale scientifico per promuovere la verifica di qualità sull'esecuzione del test. Sono stati
stabiliti i requisiti minimi per effettuare il test, il percorso per giungere alla diagnosi ed è stata costruita una vera e propria rete di centri di anatomia patologica e di biologia molecolare sparsi in tutta Italia che effettuano il test.

Il Regina Elena, tra i primi nella Regione ad avviare questa metodica, è considerato oggi Centro di riferimento in questo settore.
Gli esperti ritengono che questa sia la strada giusta da intraprendere contro il cancro del colon-retto e che in futuro il test "diventerà routine, come quello che avviene nello studio dei recettori ormonali per il tumore della mammella già da qualche anno", osserva Marcella Mottolese, anatomopatologa della patologia molecolare del Regina Elena, il cui laboratorio conta ormai un'esperienza basata su più di 500 casi.

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"Con Kras-Aktive - prosegue -possiamo semplificare e ottimizzare la comunicazione tra i reparti di oncologia e i laboratori di anatomia patologica".
"L'oncologo - spiega la specialista - chiede all'anatomopatologo del suo ospedale di preparare vetrini idonei alla valutazione del Kras su un determinato paziente. Quindi sceglie il Centro nel quale sarà eseguito il test, chiamando un apposito numero verde o entrando online nel programma 'Kras-Aktive'. A questo punto, grazie al programma, il laboratorio del Centro prescelto viene avvertito via e-mail dell'arrivo imminente di un nuovo test da eseguire e si attiva un sistema di corriere che farà arrivare materialmente il campione da esaminare. Il paziente non dovrà nemmeno scomodarsi, perché il campione sarà immesso direttamente in una banca dati riservata. In tempo reale, quindi, il medico avrà a disposizione un parametro per supportare la propria decisione clinica".
Garufi promuove la metodica perché "permette anche al Ssn di risparmiare notevolmente i costi. Applicare una determinata terapia a pazienti che potrebbero non averne beneficio - osserva - porta solo ad uno spreco. Il fatto che la Food and Drug Administration (Fda) e l'Emea abbiano velocemente approvato questa metodica evidenzia l'importanza del test". Paola Muti, direttore scientifico dell'Istituto Regina Elena, ringrazia l'impegno profuso dalla ricerca sul Dna. "Grazie ai nuovi laboratori - sottolinea - possiamo ora capire cosa succede nel Dna e come lavorare nel campo della prevenzione".
 

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