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Sclerosi multipla, ricerca italiana sulle possibili cause della malattia

Medicina Generale Silvio Campione | 27/02/2010 13:17

Nuovo passo avanti nella lotta alla sclerosi multipla: ricercatori italiani hanno infatti scoperto un possibile meccanismo di insorgenza della malattia, gettando le basi per future e ulteriori terapie. E' quanto ha dimostrato un gruppo di ricercatori dell'Università Cattolica di Roma, guidati da Francesco Ria (Istituto di Patologia generale) e Giovanni Delogu (Istituto Microbiologia).

I ricercatori hanno in sostanza scoperto che dopo essere entrati in contatto con un innocuo batterio modificato, alcuni topi di laboratorio sviluppano una malattia autoimmune. Un meccanismo inedito, illustrato sulla rivista 'Journal of Immunology', che potrebbe spiegare come si scatena nell'uomo la terribile malattia che colpisce il sistema nervoso centrale. La sclerosi multipla è una malattia dovuta a una reazione infiammatoria scatenata dal sistema immunitario, che provoca la distruzione del rivestimento delle fibre nervose all'interno del sistema nervoso centrale:''Non conosciamo l'agente causativo della sclerosi multipla - spiega Ria - ma sappiamo che esistono un fattore genetico e un fattore ambientale, anche se non sappiamo come funzioni esattamente questo fattore ambientale''. In campo ci sono fondamentalmente due teorie: secondo una prima ipotesi, un virus si nasconde nel cervello ed è la risposta immunologica antivirale quella che causa la malattia.

La seconda ipotesi, invece, prevede che un'infezione da parte di un agente virale o batterico simile a specifiche molecole del sistema nervoso centrale attivi una reazione del sistema immunitario, che finisce per distruggere le cellule del cervello (ipotesi autoimmune). Ed e' proprio questa seconda ipotesi che i ricercatori si sono prefissi di verificare con questa pubblicazione che ha richiesto più di due anni di lavoro. Per riuscire a dimostrare la plausibilità di questa idea, gli scienziati hanno ingannato il sistema immunitario del topo, modificando un batterio della famiglia dei micobatteri per farlo assomigliare alla molecola della mielina, che riveste le cellule nervose.
Questo micobatterio modificato è completamente innocuo. Come tutti gli agenti esterni è però capace di scatenare la reazione delle cellule T del sistema immunitario che intervengono per annientarlo. Normalmente le cellule T non possono entrare nel sistema nervoso centrale, precisa Ria, ''perché la barriera ematoencefalica glielo impedisce. Ma il batterio modifica le caratteristiche delle cellule T e consente loro di superare questa barriera. In 15 giorni il batterio viene eliminato ma il punto è che ora quelle cellule T possono entrare nel cervello: in questo modo iniziano ad attaccare la mielina delle cellule nervose, ed ecco che si scatena la malattia autoimmune''. Dunque, con questo studio, chiarisce Ria, ''dimostriamo in un modello animale che e' possibile che ci si infetti con qualcosa che non da' alcuna malattia, e in seguito sviluppare una malattia puramente autoimmune''. Ovviamente, tengono a sottolineare i ricercatori, ''si tratta solo del primo passo per comprendere meglio il funzionamento di questa malattia devastante, con la speranza di riuscire a sconfiggerla''. E la speranza per il futuro, auspicano, è arrivare allo sviluppo di un vaccino con cui poter impedire lo sviluppo della risposta immunitaria associata alla sclerosi multipla

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