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Morbo Crohn: 2 mila nuovi casi l'anno, speranze da biofarmaco

Gastroenterologia Adelaide Terracciano | 18/05/2010 10:23

Si manifesta nei bambini di tutte le età e durante l'adolescenza, ma raggiunge il suo 'picco' fra i giovani adulti attorno ai 25 anni, creando non pochi problemi nella vita di chi ne è colpito. Il morbo di Crohn è una patologia infiammatoria cronica intestinale che fa registrare in Italia circa 2 mila nuovi casi l'anno. Ma se fino a oggi le terapie disponibili consentivano di raggiungere risultati non del tutto soddisfacenti, una buona notizia arriva da uno studio scientifico, denominato Sonic (Study of Biologic and Immunomodulator Naive Patients in Crohn's), pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Dai risultati della ricerca emerge che la malattia si può fermare se attaccata precocemente, senza ricorrere all'uso degli steroidi. La chiave è nell'uso più precoce possibile dei farmaci biologici, gli unici in grado di intervenire non solo sui sintomi, ma anche sulla progressione della malattia. In particolare, secondo lo studio, il trattamento con infliximab ha portato nel 70% dei casi a guarigione della mucosa intestinale e a remissione della malattia.

"La malattia di Crohn - ha spiegato Silvio Danese, responsabile del Centro per la ricerca e la cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali Irccs Istituto Humanitas di Rozzano (Mi) - ha il suo maggior alleato nel tempo: ogni giorno trascorso senza combatterla efficacemente comporta una nuova lesione, una nuova complicazione, un nuovo danno. Lo studio Sonic ha dimostrato che la malattia si può e si deve fermare, cambiando l'approccio terapeutico e intervenendo con infliximab, da solo o in associazione con azatioprina, il più precocemente possibile, immediatamente dopo aver posto diagnosi e subito dopo un insuccesso con la terapia steroidea". "Si tratta di una malattia dalle cause ancora parzialmente sconosciute - ha aggiunto Alessandro Armuzzi, dirigente di I livello dell'Unità operativa complessa di Medicina interna e gastroenterologia del Complesso Integrato Columbus di Roma -in cui una predisposizione genetica associata a fattori ambientali determina un'abnorme risposta immunitaria a livello dell'apparato intestinale con conseguente infiammazione cronica".


"I campanelli d'allarme, i sintomi, a volte vengono attribuiti dal paziente ad altre cause - ha ribadito l'esperto - Ma le 'spie' che devono far insospettire sono: diarrea ricorrente, dolore addominale anche acutissimo, febbricola, un forte dimagrimento inspiegabile, una stanchezza eccessiva e senza apparenti motivazioni.

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Oggi, la possibilità di poter intervenire precocemente con il farmaco biologico infliximab, come ci ha confermato lo studio Sonic, subito dopo il fallimento della terapia con steroidi, su pazienti con malattia da moderata a grave, è un grande progresso perché in moltissimi casi si ottiene la regressione della malattia e la guarigione della mucosa senza l'uso degli steroidi".
I pazienti, dal canto loro, lamentano che "la malattia di Crohn non è presa in considerazione - ha sottolineato Marco Greco, presidente dell'European Federation of Crohn's and Ulcerative Colits Associations - ma ora è tempo che le cose cambino: serve l'istituzione di un Registro che consenta di capire finalmente quanti sono i malati in Italia e a quale ritmo la malattia sta crescendo. Inoltre nel nostro Paese il livello di conoscenza della malattia è molto basso. Se ne parla ancora troppo poco. Ma, di contro, dal punto di vista della qualità e della quantità dei Centri specializzati nel trattare la malattia siamo davvero all'avanguardia. Grazie alle nuove terapie è cambiata la speranza di sconfiggere la malattia. L'uso precoce dei farmaci biologici è ancora un passo in avanti in questa importante svolta terapeutica. Dalla malattia ancora non si guarisce - conclude -ma oggi essa può essere controllata".
Fonte: Adnkronos
 

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