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Epac Onlus, una svolta la prima risoluzione Oms su epatite

Gastroenterologia | 01/06/2010 12:56

Una "svolta storica, destinata a cambiare il destino della lotta all'epatite". Così Ivan Gardini, presidente di EpaC Onlus (principale associazione di riferimento in Italia per le persone colpite da epatite), commenta la risoluzione dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con la quale nei giorni scorsi l'agenzia ha riconosciuto per la prima volta l'epatite virale come un problema sanitario di impatto globale, per guidare lo sviluppo di un forte sistema di collaborazione tra gli Stati nella lotta a questa priorità sanitaria.

Una decisione annunciata dalla World Hepatitis Alliance a Ginevra, in concomitanza con la celebrazione in tutto il mondo della Giornata mondiale dell'epatite. "Questa risoluzione

rappresenta il riconoscimento degli sforzi continui e delle innumerevoli attività svolte dai gruppi di pazienti e dai volontari in tutto il mondo. E' un momento memorabile, che dà inizio a una nuova era nella lotta all'epatite virale. Plaudiamo alla decisione dell'Oms e siamo pronti in Italia a collaborare con il Governo e le Istituzioni per mettere in atto sforzi congiunti e azioni condivise".

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La risoluzione riconosce il bisogno di indirizzare e uniformare gli sforzi collettivi per migliorare la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e in generale il livello di informazione sulla malattia. Nel mondo 500 milioni di persone, circa una su 12, sono venute a contatto con i virus dell'epatite B o C. E in Italia muoiono ogni anno più di 20.000 pazienti per malattie croniche del fegato: sono 57 al giorno, più di 2 ogni ora. "In qualità di Associazione italiana di pazienti epatopatici - prosegue Gardini - chiediamo che le epatiti e le loro complicanze siano riconosciute come problema di salute pubblica e che siano inserite con urgenza nel Piano nazionale della prevenzione 2010-2012 e nei programmi del Ccm", il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo malattie, "anche con finalità di prevenzione oncologica, in quanto agenti infettivi oncogeni".

Fonte: Adnkronos

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