Attivare le procedure di vendita degli ospedali romani Forlanini e San Giacomo entro l'anno. Questa potrebbe essere la via d'uscita per la Regione Lazio alle prese con la difficile situazione dei conti della sanità laziale. D'altronde i tecnici del ministero dell'Economia, che in questi giorni stanno passando ai raggi X i 28 provvedimenti approvati dal commissario ad acta, Piero Marrazzo, hanno chiesto alcune garanzie per il 2008 sul bilancio del comparto sanitario.
La Regione Lazio dopo le prese di posizione non proprio favorevoli del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, in tempi relativamente brevi, deve raggiungere risultati finanziari tali che la dismissione di alcune strutture ospedaliere potrebbe agevolmente garantire. La squadra guidata da Marrazzo potrebbe quindi rendere più veloce la procedura per la vendita del Forlanini e del San Giacomo, ospedale storico che sorge nel cuore di Roma. Dalla Regione precisano che la dismissione dei due nosocomi ''avverrà nelle date previste'' e di concerto col Comune di Roma, del resto ente locale preposto al cambio di destinazione d'uso degli immobili. E che il problema sia ormai quello di far quadrare subito i conti, pena il commissariamento, lo ha ricordato anche il vicepresidente della Giunta regionale Esterino Montino minacciando, in caso di un mancato sblocco dei fondi, di citare per danno erariale il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e dell'Economia Giulio Tremonti. Intanto oggi i lavoratori del San Giacomo, uno dei due ospedali che potrebbero essere venduti, dipendenti, pazienti e i loro parenti hanno occupato il nosocomio nel centro di Roma. Un occupazione che, hanno spiegato, ''andrà avanti ad oltranza'' mentre giovedì prossimo è stato fissato un sit-in all'Ara Pacis. La protesta ha incassato il sostegno sia dell'area identitaria di estrema destra che dell'estrema sinistra rappresentata dal consigliere comunale Andrea Alzetta (Sinistra Arcobaleno) che si oppongono alla possibile vendita.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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