La battaglia contro l'epatite C inizia dalle lezioni apprese per il trattamento dell'infezione da HIV. I massimi esperti concordano: "per sconfiggere l'HCV oggi possiamo mettere a frutto l'esperienza trentennale che abbiamo fatto sull'HIV, perché le storie si assomigliano, da un punto di vista epidemiologico e scientifico." Lo conferma il Direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità, Stefano Vella, nel corso del convegno 'HIV e HCV, due storie parallele', presso l'ISS. "L'idea infatti, è proprio quella di convogliare i massimi esperti di entrambe le malattie per imparare l'un l'altro. In Italia ci sono 180mila sieropositivi e 1 milione e 700mila persone affette da Epatite C, ma fortunatamente per quest'ultima emergenza sanitaria possiamo ripartire da quel che abbiamo imparato con l'Aids", spiega l'esperto, ottimista.
"Stanno per arrivare dei nuovi farmaci per il trattamento dell'Epatite C - continua Vella, responsabile scientifico del Convegno - gli inibitori della proteasi, già utilizzati per il trattamento dell'infezione da HIV, che rappresenteranno per l'Epatite C quel che rappresentarono nel 1996 per l'Aids". L'epatite C, prima causa di trapianto di fegato al mondo, causa il maggior numero di decessi tra le malattie infettive trasmissibili. "Nel nostro Paese - afferma Raffaele Bruno, Dipartimento di Malattie Infettive, Fondazione IRCCS San Matteo di Pavia - circa il 2-3% della popolazione generale è affetta dal virus HCV, più al sud che al nord e ogni anno si effettuano circa 1000 trapianti di fegato, la maggior parte dei quali dovuti alla cirrosi da virus dell'Epatite C e dal tumore del fegato". Certo è, e l'incontro all'ISS lo conferma, "ci stiamo avviando verso una nuova era, con l'obiettivo di aumentare sempre più la percentuale di pazienti che guariscono dalla malattia.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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