Conoscono l’informatica anche se non si considerano esperti, utilizzano il pc per lavoro e sono certi che un giorno l’informazione via web sostituirà il cartaceo. E’ il risultato di un sondaggio nazionale svolto da Merqurio per conto dell’Ordine dei Medici di Napoli e della Fnomceo sull’utilizzo delle nuove tecnologie che ha coinvolto 462 medici italiani, di cui 21 odontoiatri, interpellati telefonicamente dal 20 al 24 settembre scorso. Secondo il rilevamento, per circa l’85% di loro (392 medici) l’informatica non è un mistero, ma solo una minima parte, tuttavia, si ritiene esperta (il 21%, 97 professionisti) o con “ottime” conoscenze (solo 17 medici pari al 3,6%) mentre il 15%, settanta medici, ammette di avere difficoltà con l’uso del Pc.
Un dato tutto sommato incoraggiante, soprattutto in vista dell’imminente via libera alle certificazione medica online che dal prossimo 31 gennaio sarà obbligatoria, salvo ulteriori rinvii della scadenza del periodo di collaudo. Ed infatti la maggioranza dei professionisti (425, circa il 92%), adopera il computer come strumento professionale, quindi per la gestione di cartelle cliniche e per le pratiche amministrative; ma il 58% (268 professionisti) va oltre, impiegando il pc anche per la formazione e l’informazione scientifica. Per quanto riguarda Internet, c’è da osservare che siamo di fronte ad una platea di navigatori saltuari (il 75%, 345 medici) e solo il 21% (98 professionisti) si considera invece abituale. La causa va ricercata nella mancanza di tempo: il lavoro nello studio di mmg (il 25%, 113 medici) o in ambulatorio privato (il 19%, 87 medici) assorbe la quasi totalità della giornata come conferma il numero di ore trascorse sul web che per il 45% degli interpellati (208 medici) è al massimo di un’ora al giorno, mentre per il 21% (99 medici) la permanenza si riduce a poche ore settimanali con il 4% (19) che invece non sa che cosa sia la navigazione e con un 29% (136 professionisti) che riesce a stare sulla rete per più tempo.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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