Il Piano sanitario nazionale 2011-2013, chiamato a tracciare la rotta della sanità italiana per il prossimo triennio, dovrebbe incassare il via libera della Conferenza Stato-Regioni "entro fine anno, per poi essere approvato dal Consiglio dei ministri entro i primi mesi del 2011". Lo spiega il ministro della Salute Ferruccio Fazio. Durante l'audizione a Palazzo Madama, Fazio ha ricordato che il nuovo Piano sanitario nazionale "pone al centro la continuità assistenziale da assicurare al malato", ponendo l'accento, tra le altre cose, sulla medicina del territorio e sulle cure primarie che, di fatto, "vanno potenziate". Introduce, inoltre, "una nuova visione della prevenzione", un tema che riguarderà non più i soli dipartimenti che se ne occupano "ma tutti gli attori del Servizio sanitario nazionale", inclusi dunque "medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e farmacisti".
Verrà sempre meno, poi, il concetto "di ospedale generalista", i nosocomi dovranno essere "ad alto contenuto tecnologico, per offrire cure possibilmente solo per brevi periodi". Il Piano, in poche parole, "ridisegna il percorso del cittadino che si ammala", e non esclude possibili futuri interventi "perché la sanità - sottolinea il ministro - è in continua manutenzione". Quanto alle risorse per garantirne l'applicazione, "saranno certamente sufficienti", assicura il ministro, sottolineando tuttavia la necessità, per far quadrare i conti, di "razionalizzare" garantendo così "una sanità di qualità". Il piano dovrà comunque aver superato i passaggi previsti in conferenza Stato-regioni, in consiglio dei ministri e in parlamento. Il ministro della ha ribadito l’importanza della prevenzione ricordando che il 40% dei ricoveri sono per persone al di sopra dei 65 anni, che oggi rappresentano il 20% della popolazione e che nel 2050 dovrebbero essere il 35%. "Non sarebbe sostenibile - ha detto - curarli in ospedale", ma bisogna assisterli sul territorio. Per Fazio bisogna riorganizzare la rete ospedaliera, l'ospedale deve garantire veramente i Lea.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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