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Cricelli (Simg): la diminuzione di prezzo moltiplica l’efficacia dei farmaci equivalenti. Inchiesta Dottnet

Medicina Generale Silvio Campione | 19/12/2010 10:53

Dieci anni fa, quando la legge 405 introdusse i farmaci equivalenti in Italia, solo una persona su cento li usava, mentre oggi il rapporto è di 1 a 10: numeri interessanti benché lontani dalla media europea che registra un rapporto di 5 su 10. Si tratta di una piccola rivoluzione per gli italiani, notoriamente sospettosi nei confronti dei farmaci non 'griffati', che nell'ultimo decennio si sono abituati all'idea che un farmaco che porta solo il nome del suo principio attivo è ugualmente efficace rispetto al farmaco più noto. Gli esperti sono unanimi nel sottolineare che molta strada è stata fatta, ma che molto lavoro c'è ancora da fare: attualmente solo il 13% dei farmaci ha un suo equivalente e per questo il Codacons ha chiesto al ministro della salute Fazio di intervenire con provvedimenti che rilancino e incentivino la diffusione del generico.

 La promozione sul generico va sempre sostenuta perché, dicono al Codacons  "i medici di base persistono nel non voler prescrivere i farmaci equivalenti e i farmacisti dimenticano di informare il paziente dell'esistenza di un generico" identico in efficacia e certamente più economico.Importante, in effetti, è anche il ruolo dei medici, visto che sono loro a poter prescrivere certi farmaci generici: nel primo semestre 2010, il 15,3% dei medicinali su prescrizione rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale è stato equivalente. “La scadenza brevettuale, se riguarda farmaci noti ed efficaci, conferisce uno straordinario valore aggiunto a prodotti medicinali di comprovata efficacia.

La diminuzione di prezzo moltiplica infatti il valore dei farmaci equivalenti” sottolinea Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale. “Possiamo permetterci di curare le stesse condizioni cliniche ad un prezzo di gran lunga inferiore. Si liberano risorse per l’innovazione terapeutica, si consente al sistema di sostenere il carico della cronicità e della popolazione anziana“. “I farmaci generici hanno avuto un percorso molto faticoso in Italia, per la presenza di leggi che hanno allungato il periodo della brevettabilità per molti medicinali”, spiega Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Un ostacolo cui se ne sono aggiunti altri: “Il nome di ‘farmaco generico’ pone dubbi e difficoltà” aggiunge Garattini. “Gli interessi delle industrie che producono farmaci con brevetto cercano di screditare i medicinali generici, come se fossero farmaci di serie B. In realtà, è dimostrato che i prodotti generici sono comparabili ai prodotti di marca”. Si è, quindi, cercato di favorire lo sviluppo di una cultura del generico che contrastasse l’idea, sbagliata, di aver a che fare con farmaci meno efficaci e/o meno sicuri di quelli con il marchio: dalle campagne informative alla legge Storace del 2005 che ha voluto un cambio di nome in “equivalenti”. La situazione, comunque, dovrebbe migliorare ulteriormente: entro il 2013, scadranno i brevetti di numerosi altri farmaci etici, consentendo così l’introduzione di nuovi medicinali equivalenti sul mercato. Ma, come si può leggere dai tanti commenti apparsi sul nostro Social, Dottnet, i medici non sono d’accordo sulla reale efficacia del generico che non avrebbe le stesse caratteristiche del prodotto griffato, almeno per quanto riguarda gli eccipienti. Il confronto è ancora aperto. Clicchi qui per commentare.

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