'Le diagnosi delle malattie rare arrivano tardi perché sono complesse e non se ne riconoscono i sintomi, per questo occorre investire nella formazione dei medici di base e dei pediatri, che possono individuare i primi segni e indirizzare i malati verso i centri di cura'. E' quanto ha affermato Domenica Taruscio, direttore del Centro Nazionale Malattie Rare dell'Istituto Superiore di Sanità. 'Si sta registrando un miglioramento sul piano del ritardo diagnostico - ha proseguito Taruscio - che in alcuni casi arriva fino a dieci anni ma questo non basta, bisogna uscire dalla logica degli interventi-spot, è necessario che il Paese si doti di un Piano Nazionale sulle malattie rare'.
In Italia, secondo il direttore del Centro ISS ci sono circa un milione di persone affette da malattie rare e 'ci vogliono ulteriori risorse economiche da investire nella ricerca su queste patologie'. Il Centro Nazionale Malattie Rare dell'Iss è la struttura capofila di un progetto internazionale che coinvolge i 27 Paesi europei e gli Usa. In un lavoro durato tre anni, il progetto ha prodotto le linee guida e gli indicatori di monitoraggio per la realizzazione di Piani nazionali sulle malattie rare. Lo scorso 25 febbraio, fa sapere Taruscio, la Commissione Ue ha rinnovato i finanziamenti al progetto per altri tre anni. Sono stimate fra 6 mila e 8 mila (583 sono riconosciute in Italia), quelle finora identificate, e il 75 per cento colpiscono i bambini: sono le malattie rare, a cui è dedicata una Giornata mondiale. Obiettivo principale di questa giornata è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica e i decisori sul fatto che i pazienti affetti da patologie rare sono una priorità di sanità pubblica. Organizzata dalle Alleanze nazionali per le malattie rare membri di Eurordis e partners, il 28 febbraio sarà focalizzata l'attenzione dell'Europa sui molti problemi affrontati da chi vive la condizione di essere "malato raro", cioè affetto da patologie cronicamente debilitanti, e le sfide che affronta quotidianamente chi ne è colpito.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
Commenti