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Undici milioni d’italiani si affidano all’omeopatia. Trentamila i medici che la praticano

Medicina Generale | 20/03/2011 11:41

Curarsi con l'omeopatia e' un comportamento sempre piu' diffuso tra gli italiani. Secondo gli ultimi dati relativi al 2010, sono 11 milioni le persone che vi si affidano, il 18,5% della popolazione. L'omeopatia in Italia muove un giro d'affari di 300 milioni di euro all'anno, contando su 30 aziende e, a livello globale, registra tassi di crescita di fatturato del 4% all'anno, nonostante la crisi. E' la fotografia del settore secondo i dati dell'Aiot (Associazione Medica Italiana di Omotossicologia) che il prossimo 11 aprile celebrera' la Giornata Internazionale della medicina omeopatica, durante la quale i cittadini potranno effettuare un check up completo, presso gli studi medici convenzionati.

L'omeopatia ha una maggiore presa sulle donne che prediligono questi medicinali anche per curare i figli. I prodotti piu' venduti sono gli immunostimolanti e, subito dopo, seguono i prodotti di medicina estetica. Dall'Aiot sottolineano che l'omeopatia e' ampiamente diffusa anche tra i medici. Sono 30mila, infatti, i professionisti in Italia, tra generici e specializzati, che prescrivono medicinali omeopatici. L'omeopatia, anche dietro la spinta delle aziende produttrici sta vivendo un periodo di vivacita' nella ricerca, in partnership con gli atenei italiani. Gli ambiti di studio sono le allergie, l'epatite C, l'artrite reumatoide, la malattia di Crohn e l'asma bronchiale allergica. Il settore pero' lamenta un ritardo nell'emanazione delle linee guida per la registrazione dei medicinali.

Per quelli omeopatici, a differenza dei farmaci tradizionali non sono richiesti studi clinici ma solo la produzione di garanzie. Nel 1996 il governo, recependo una direttive Ue, ha emanato un decreto che indicava l'Agenzia Italiana del Farmaco come ente preposto all'emananzione di questi regolamenti. Nel 2010, l'Aifa ha emesso le linee guida per la registrazione semplificata, ovvero quella per i medicinali omeopatici per via orale, che non hanno indicazioni terapeutiche sull'etichetta e con un grado di diluizione tale da garantirne la sicurezza. Per tutti gli altri c'e' un vuoto normativo, al punto che dal 1995 non si registra alcun medicinale. L'Aifa, di recente, ha avviato un tavolo tecnico con le imprese del settore e sta strutturando una specifica area che lavori sul protocollo di registrazione.

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