Quasi 2 milioni di italiani hanno una probabilità su 5 di avere un infarto o un ictus entro 10 anni, ma non lo sanno e non ricevono cure ad hoc. Stando ai parametri tradizionali di valutazione rientrano nella fascia ritenuta a rischio medio, e come tali sono esclusi dal rimborso delle terapie 'scudo'. Invece dovrebbero essere considerati a rischio alto, secondo una ricerca condotta dal Servizio di epidemiologia e farmacologia preventiva dell'università degli Studi di Milano, che in collaborazione con la Simg (Società italiana di medicina generale) ha coinvolto circa 7 mila cittadini tra i 40 e i 79 anni, assistiti in 421 ambulatori di medici di famiglia di 16 regioni della Penisola.
Misurando nei reclutati anche i livelli di una proteina 'spia' del rischio cardiovascolare (la proteina C reattiva o Pcr), gli autori hanno scoperto che quasi un paziente su 5 della categoria definita a rischio medio dovrebbe essere 'riclassificato' e passare nella fascia a rischio alto. Lo studio, battezzato 'Check' e pubblicato in parte su 'Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases', è stato presentato al Congresso nazionale della Sitecs (Società italiana di terapia clinica e sperimentale). "Questo lavoro ha preso in esame in modo casuale un numero molto elevato di mutuati" sia maschi che femmine - spiega in un incontro con la stampa a Milano Alberico Catapano, ordinario di farmacologia alla Statale meneghina (Dipartimento di scienze farmacologiche) e presidente del summit Sitecs - I risultati sono quindi altamente predittivi e consentono di scattare una fotografia reale del rischio cardiovascolare della popolazione italiana". Non solo. Suggeriscono ai medici l'opportunità di prevedere, almeno nei pazienti in cui il profilo di rischio cardiovascolare è più dubbio, anche il dosaggio della Pcr nel sangue: se supera stabilmente i 2 milligrammi/litro, scatta l'allarme rosso. Un esame da pochi euro, che però può salvare il cuore. Lo studio 'Check' è stato avviato nel 2003 proprio con l'obiettivo di scattare un'istantanea sulla distribuzione dei fattori di rischio cardiovascolare lungo lo Stivale, escludendo la fascia degli under 40 perché generalmente resta fuori dal 'mirino' del primo killer del mondo industrializzato.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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