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Un team internazionale contro la Sla

Medicina Generale Redazione DottNet | 07/10/2008 23:22

Un pool di esperti internazionali composto da chimici, medici, medici dello sport e rappresentanti dell'Istituto Superiore di Sanità, lavorerà insieme per studiare la cura alla Sla (Sclerosi laterale amiotrofica).

''Insieme al dottor Nicola Vanacore - spiega Giorgio Galanti, direttore della Scuola di specializzazione in medicina dello sport - abbiamo organizzato questo incontro con gli specializzandi, gli studenti in medicina, i medici della facoltà per parlare del tema della Sla o 'morbo di Lou Gehrig'. L' obiettivo è creare questo gruppo di lavoro che focalizzi l'attenzione sulle ultime ricerche epidemiologiche, biologiche, mediche su questa patologia''. ''Facendo il punto sull'attuale letteratura internazionale relativa alla malattia - aggiunge Galanti - grazie alla collaborazione tra professionisti di tutte le materie chiamate in causa, possiamo cercare di andare avanti nella ricerca''.

Il gruppo, del quale ancora non sono stati dichiarati i componenti, sarà coordinato dagli stessi Galanti e Vanacore, con un probabile finanziamento da parte di privati. Del team dovrebbero far parte anche i professori Ivano Bertini e Lucia Banci, ricercatori della fondazione farmacogenomica fiorentina Fiorgen e del Cerm che, un anno fa, hanno individuato il meccanismo molecolare che potrebbe essere alla base della sclerosi amiotrofica. Studiando la proteina chiamata superossido dismutasi - già dal 1993 collegata al fenomeno della Sla - i due scienziati hanno scoperto che quando è immatura, se non lega subito i metalli è soggetta a un forte stress ossidativo.
In tal caso questa proteina comincia ad aggregarsi, a formare delle placche che si depositano nei mitocondri dei motoneuroni. Queste placche sono di natura simile a quelle di altre malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer e il Parkinson. La teoria dei due scienziati fiorentini è già stata riconosciuta a livello internazionale e acquisita come ipotesi di lavoro da ricerche nel settore. ''L'appello di Borgonovo e della moglie - commenta il professor Bertini - è molto importante: l'opinione pubblica è più sensibile dei nostri governanti nel finanziare la ricerca. Anche noi stiamo lavorando per capire le cause di questa malattia. La degenerazione di questa proteina e' studiabile in laboratorio e quindi si possono valutare molecole che ne blocchino l'aggregazione''. ''Un altro approccio - prosegue Bertini - è quello di capire come l'alterazione di questa proteina si inquadri nel funzionamento della cellula. Ora insieme ad altri specialisti tra cui i medici dobbiamo cercare di andare avanti, grazie anche ai finanziamenti della gente'', a cui bisogna rispondere ''con risultati reali e verificabili''.

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