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Presentato studio sui costi economici e sociali dell’artrite reumatoide

Ortopedia Enrica Vigato | 10/05/2011 08:58

Secondo la ricerca coordinata da Giuseppe Turchetti la patologia colpisce circa 300mila italiani, in prevalenza donne, con una spesa totale di 3.388.593.910 euro che grava soprattutto sulle famiglie e sul sistema produttivo.

Remaschi; il Presidente della Società Italiana di Medicina Generale, Cricelli; la Presidente dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici, Voltan.

L’impatto epidemiologico dell’artrite reumatoide e il carattere cronico che la contraddistingue comportano un peso economico sulla società in termini di costi direttamente e indirettamente attribuibili alla malattia. Data la carenza di dati ufficiali che quantifichino in modo puntuale il peso delle diverse voci di costo diretto, sanitario e non sanitario, e indiretto che vanno a comporre il costo sociale dell’artrite reumatoide in Italia e in Toscana, la Scuola Superiore Sant’Anna ha quindi svolto sotto il coordinamento di Giuseppe Turchetti, Docente di Economia e Gestione delle Imprese, un esercizio di stima dell’impatto totale sulla società di tale patologia, partendo dai dati a disposizione della letteratura economica e delle fonti istituzionali.

Giuseppe Turchetti, coordinatore dello studio, sintetizza i risultati sottolineando come “dallo studio emerga con chiarezza come la componente strettamente sanitaria della gestione dell’artrite reumatoide pesi per una percentuale del 21% sul totale dei costi sociali associati alla malattia e come la grande parte dei costi della malattia siano costi diretti non sanitari e i costi indiretti (il rimanente 79%), che gravano principalmente sui pazienti, sulle loro famiglie e sul sistema economico-produttivo. Da tali numeri, e non da loro ‘sottoinsiemi’, si deve partire per definire strategie di gestione della malattia efficaci ed efficienti”.

Il costo sociale medio annuo stimato di un paziente malato di artrite reumatoide in Italia risulterebbe secondo l’esercizio pari a  13.390 Euro. I costi diretti ammonterebbero a 9.207 Euro (il 69% del totale), ripartiti in costi diretti sanitari per un ammontare di 2.762 Euro, comprensivi di ospedalizzazioni, farmaci tradizionali e biologici, visite, esami diagnostici e terapia riabilitativa (il 21% del totale) e in costi diretti non sanitari per un importo di 6.445 Euro, comprensivi di spese di trasporto, assistenza domestica a pagamento, assistenza informale gratuita prestata da familiari o conoscenti e dispositivi ausiliari domestici (il 48% del totale). I costi indiretti dovuti alle prestazioni previdenziali erogate, alle perdite di produttività dovute alle assenze dal lavoro del paziente e dei caregivers risultano pari a  4.183 Euro (il 31% del totale) per un numero medio annuo di 65 giornate di assenza.

Tra i costi diretti sanitari la quota relativa alla voce di spesa dei farmaci ammonterebbe a circa 2.080 Euro per paziente per un valore complessivo di 526.383.520 Euro in Italia e 33.616.960 Euro in Toscana. Considerando il totale dei costi diretti e indiretti emerge che la quota di costo dovuta ai soli farmaci risulta inferiore a quella attribuibile alle perdite di produttività del paziente dovute all’assenteismo lavorativo. Dai dati della letteratura si può evincere come un più ampio utilizzo dei farmaci biologici se, da un lato, incrementerebbe la dimensione dei costi diretti sanitari, dall’altro potrebbe portare a una contrazione della spesa relativa ai costi diretti non sanitari (come l’assistenza informale) e ai costi indiretti (perdita di produttività e giornate di lavoro di pazienti e caregivers). L’esperienza della Francia, in cui i farmaci biologici vengono somministrati al 15-20% dei pazienti, contro il 7% dell’Italia, è emblematica.


Dott. Francesco Ceccarelli
Scuola Superiore Sant'Anna – www.sssup.it
Responsabile Ufficio Comunicazione
Piazza Martiri della Libertà, 33 – 56127 Pisa
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