Medicina Generale
Medicina Generale
Canali Minisiti ECM

Artrite reumatoide, tempi duri per gli ammalati

Medicina Generale Redazione DottNet | 09/10/2008 16:05

Vita difficile in Italia per i 300mila malati di artrite reumatoide: tempi lunghi (fino a 2 anni) per una conferma di diagnosi, informazioni spesso insufficienti e cure inefficaci, con il rischio di cadere quasi sempre (addirittura nel 50,8% dei casi, uno su due) in depressione.

E' la fotografia scattata dal primo rapporto sociale sull'Artrite Reumatoide, presentato a Roma e realizzato da Società Italiana di Reumatologia (Sir), Associazione nazionale Malati Reumatici (Anmar) e dal Censis. L'indagine è stata condotta su un campione nazionale di 646 pazienti. Secondo i dati il tempo medio d'attesa dei pazienti prima di avere una diagnosi è di 11,7 mesi, che diventano 18,1 se la prima diagnosi è effettuata da uno specialista non reumatologo e addirittura 24,2 (più di 2 anni) per avere una conferma di diagnosi da un reumatologo dopo essere passati da un altro specialista.

Inoltre, 8 malati su 10 non frequentano un centro di reumatologia, il 37,3% assume ancora esclusivamente antinfiammatori e appena il 7,4% fa uso di farmaci biologici (i soli in grado di indurre una remissione della malattia), mentre oltre il 70% ritiene di non avere informazioni sufficienti sui servizi a propria disposizione. Il risultato è che l'83,7% dei pazienti è preoccupato del rischio di invalidità, il 50,8% vive spesso periodi di depressione e il 23,2% dei pazienti con meno di 44 anni ha rinunciato ad avere figli.
Particolarmente disagiata la condizione di chi vive al Sud e nelle Isole, dove i tempi per la diagnosi sono in media più lunghi e i Centri di reumatologia sono irraggiungibili per il 41,7% dei malati contro la media nazionale del 31,4%. Inoltre, nel Nord Est e al Sud si è curati in modo meno efficace, con un'incidenza maggiore di farmaci sintomatici (rispettivamente 44,6% e 40,5%), rispetto al Nord Ovest, dove maggiore è la diffusione delle terapie di fondo (65,3%). ''L'artrite reumatoide è una tipica malattia dai confini incerti - ha commentato il presidente della Fondazione Censis Giuseppe De Rita - , dalla diagnosi al rapporto con i farmaci. Dunque è più forte il rischio di restare soli, ai confini, dove la paura è maggiore. Per fortuna negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita sempre maggiore del ruolo delle associazioni dei malati, che sono ormai - ha concluso De Rita - il vero e proprio presidio permanente a difesa del paziente''.

Commenti

I Correlati

"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"

"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"

Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”

Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa

Ti potrebbero interessare

"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"

"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"

Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”

Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa