"Spostare il 50% delle attività di medicina specialistica in gastroenterologia dall'ospedale al territorio", potenziando il 'filtro' dei medici di famiglia per evitare il 'tilt' nell'assistenza ai malati con patologie digestive. Questa la missione degli esperti della Sige (Societa' italiana di gastroenterologia), dell'Aigo (Associazione italiana gastroenterologi ospedalieri) e della Sied (Societa' italiana di endoscopia digestiva), che il 7 giugno illustreranno a Roma, nella sede del ministero della Salute, il nuovo modello organizzativo per far fronte a un'emergenza in crescita. Accessi impropri che moltiplicano gli esami inutili, alimentano lunghe liste d'attesa e si traducono in enormi costi sociali ed economici. Non solo: il malato curato nella corsia sbagliata vive meno e peggio. Per gli esperti, serve, dunque, un'alleanza con il mondo della medicina generale per addestrare nuova figura: "Il gastroenterologo delle cure primarie". "La nostra idea - spiega Gianfranco Delle Fave, presidente Sige - è quella di prevedere, nell'ambito del riordino delle Scuole di specializzazione, la possibilità per i futuri medici di dedicare un anno alla formazione nell'assistenza gastroenterologica sul territorio. Con la possibilità, per esempio, di riconvertire a presidi assistenziali sul territorio gli ospedali per cui si è decisa la chiusura".
Intanto le malattie digestive colpiscono un italiano su 5, con circa 2 milioni di ricoveri ospedalieri l'anno (10 milioni di giornate di degenza), di cui meno del 10% nel reparto giusto. La maggior parte dei pazienti 'si perde' tra unita' di medicina generale, chirurgia o malattie infettive. Stomaco e intestino tallone d'Achille per sempre più italiani. Uno su 5 digerisce male o soffre di vere e proprie patologie dell'apparato che ha il compito di assorbire gli alimenti. Ma per scoprire il suo problema e iniziare una cura, meno di un malato su 10 arriva al gastroenterologo: 9 su 10 finiscono dal medico sbagliato. Un'emorragia di pazienti che si traduce in esami e terapie inappropriate, liste d'attesa che si allungano e costi impropri che lievitano. "Il rischio è l'esplosione del sistema".
Così gli esperti di Sige (Societa' italiana di gastroenterologia), Aigo (Associazione italiana gastroenterologi ospedalieri) e Sied (Societa' italiana di endoscopia digestiva), dal 23 al 27 maggio organizzano la prima Settimana delle malattie digestive. L'obiettivo e' "fare cultura anche fuori dall'ospedale, sul territorio". Per restituire al gastroenterologo i suoi malati.
L'obiettivo è "fare cultura anche fuori dall'ospedale, sul territorio". Per restituire al gastroenterologo i suoi malati. L'iniziativa, sostenuta da Nycomed, è stata presentata a Milano e coinvolgerà oltre 50 centri specialistici del Belpaese. Contattando un call center attivato ad hoc, 8 mila medici di famiglia selezionati lungo la Penisola, forniti di un'apposita carta dei servizi che detta il percorso di accertamento da seguire e 'mappa' le strutture dedicate, invieranno ai centri partecipanti i pazienti con sospetta patologia digestiva. "In linea di massima ogni centro offrirà 5 visite al giorno per 5 giorni", riassume il presidente della Sige Gianfranco Delle Fave, 'regista' del progetto. All'insegna del motto 'Con il medico per il paziente', la speranza è quindi quella di raggiungere oltre un migliaio di possibili malati. Scopo finale: inaugurare "un nuovo modello organizzativo fondato su un collegamento tra ospedale e territorio", spiega Delle Fave.
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