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Primo vaccino terapeutico anti-celiachia, test sull'uomo

Gastroenterologia Redazione DottNet | 16/10/2008 16:05

 Per la prima volta al mondo sarà testato su 12 pazienti un vaccino 'disegnato' per curare una malattia autoimmune. Riprogrammando il sistema immunitario promette di far guarire dalla celiachia. Entro fine anno saranno avviati a Melbourne, in Australia, i test clinici del siero sull'uomo: l'annuncio arriva dal Congresso internazionale sulla celiachia, organizzato a Genova dall'Associazione italiana celiachia. Una speranza concreta per i tanti pazienti che soffrono di questa malattia: soltanto in Italia oltre 75.000 persone, ma si stima che siano oltre mezzo milione gli italiani che non sanno di essere celiaci.
Costretti a una dieta rigorosa, i celiaci devono mettere al bando pasta, pane, biscotti ma anche le salse e tutto ciò che può essere contaminato dalla farina, come la frittura. I sintomi (vomito, diarrea, perdita di peso) nascondono difetti di digestione e assorbimento intestinale degli alimenti e provocano di conseguenza gravi complicanze: dall'osteoporosi, all'aborto spontaneo, al temuto linfoma intestinale. Il vaccino curativo è rivoluzionario: è infatti in grado di riprogrammare il sistema immunitario dei celiaci per indurlo a tollerare il glutine.
 

 Nei pazienti i frammenti di glutine non digerito passano nell'organismo attraverso l'intestino, che ha una permeabilità alterata e non riesce a svolgere normalmente la sua funzione di barriera. Il sistema immunitario, spiegano gli specialisti, percepisce il glutine in circolo come un elemento estraneo e, anziché eliminarlo, scatena una risposta alterata, che si rivolta anche contro l'organismo dello stesso paziente.
"Il vaccino, attraverso un metodo molto complesso, intende bloccare questa reazione autoimmune tipica della celiachia, che porta alla produzione di citochine dannose per l'intestino", riferisce Alessio Fasano, direttore del Centro di ricerca sulla celiachia e Biologia mucosale dell'Università del Maryland a Baltimora (Stati Uniti). "Il vaccino riesce a presentare i pezzettini di glutine alle cellule del sistema immunitario in maniera speciale: in questo modo rieduca le cellule, riprogrammandole perché tollerino il glutine e non producano citochine".

La fase clinica iniziale di sperimentazione, coordinata da Robert Anderson della Divisione di Autoimmunità e trapianti dell'Hall Institute di Parkville a Melbourne, "comincerà entro fine anno su 12 pazienti - aggiunge Fasano - e ci aspettiamo buoni risultati".
È tuttora in sperimentazione sull'uomo anche un vaccino in grado cioè di prevenire la comparsa della celiachia nelle persone a rischio: è quello anti-Rotavirus, che dovrebbe eliminare uno dei fattori che accelerano l'arrivo della malattia nei soggetti predisposti.

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"La celiachia non si manifesta sempre subito, appena il paziente geneticamente predisposto incontra il glutine: in alcuni casi i sintomi arrivano anche decine di anni dopo - osserva Fasano - In queste persone il sistema immunitario per un po' tollera il glutine, poi accade qualcosa che spinge l'ago della bilancia verso una risposta anomala, autoimmune: il fattore scatenante può essere per alcuni lo stress, per altri la gravidanza o un intervento chirurgico. In un buon numero di pazienti la colpa sembra essere di un'infezione da Rotavirus: il vaccino anti-Rotavirus dovrebbe perciò prevenire la comparsa della celiachia in questi soggetti". Per adesso i bimbi trattati con il siero non sembrano avere un'incidenza di celiachia inferiore rispetto a quelli delle generazioni passate, non esposte all'immunizzazione: "E' probabile però che dipenda dal fatto di non aver raggiunto ancora un numero sufficientemente alto di soggetti vaccinati, perché in questo caso parliamo di meccanismi di comparsa della malattia che riguardano soltanto una parte della popolazione celiaca".
 

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