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Snami boccia l’acquisto centralizzato degli equivalenti in Toscana e i Creg della Lombardia. Le ripercussioni sui medici di famiglia

Medicina Generale Silvio Campione | 20/07/2011 09:51

Forti critiche dal sindacato autonomo ai provvedimenti varati nelle due Regioni sull’acquisto centralizzato degli equivalenti e sul riassetto dell’assistenza territoriale secondo il modello dei Creg. Il rischio, avverte il presidente dello Snami, Angelo Testa, è quello di sconvolgere il sistema e l’assetto della Medicina generale. «Non siamo contrari all’impiego oculato delle risorse, ma in alcune Regioni la ricerca parossistica del risparmio porta a soluzioni che stravolgono il sistema. Attenzione, si sta perdendo il senso delle cose».

C’è preoccupazione nelle parole con cui Angelo Testa, presidente dello Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) boccia i provvedimenti che Toscana e Lombardia stanno mettendo in atto proprio in questi giorni. Misure che minacciano un pesante impatto sui medici di famiglia delle due Regioni e in cambio promettono economie tutte da dimostrare. Per quanto concerne la Toscana, nel mirino dello Snami c’è la delibera che impone alle Asl di incrementare del 15% la distribuzione diretta di farmaci equivalenti, da acquistare attraverso gare centralizzate per Area vasta «con uno sconto medio non inferiore al 75 % del prezzo al pubblico». Il provvedimento risale alla metà di maggio ma secondo alcune fonti a giorni dovrebbero essere lanciate le prime gare. «Il meccanismo» osserva Testa «è noto: il produttore che fa l’offerta più bassa si assicura la fornitura.

Quindi, per ogni principio attivo la Regione “passerà” soltanto due o tre prodotti e al medico di famiglia sarà preclusa ogni scelta sulla marca da prescrivere: qualsiasi cosa indichiamo in ricetta, al paziente sarà comunque dispensato l’equivalente che ha vinto la fornitura d’Area vasta». Uno scenario che a Snami proprio non piace: «Ribadiamo ancora una volta la piena fiducia nei generici» avverte il presidente del sindacato autonomo «ma in Toscana si sta per mettere in moto un meccanismo perverso: il medico non potrà più scegliere la marca del farmaco da somministrare, però continuerà a rispondere degli effetti collaterali eventualmente innescati dal prodotto che il paziente ha assunto».
La seconda Regione su cui Snami sofferma lo sguardo è la Lombardia, dov’è ai nastri di partenza la sperimentazione del progetto Creg (Cronic related groups). In sostanza, si tratta di un modello di organizzazione dell’assistenza territoriale che replica il sistema dei drg ospedalieri: per alcune patologie croniche, il Servizio sanitario lombardo rimborserà in base a tariffe parametrite su “pacchetti di cure”; la regia di tali pacchetti è affidata a un “provider”, che oltre a gestire il paziente secondo le modalità del “care-manager” dovrà contrattare le prestazioni con tutti gli erogatori, dalle strutture diagnostiche alle farmacie. La Regione vorrebbe che fossero i medici di famiglia ad assumere il ruolo del provider, ma Snami teme pericolose derive. «Il medico deve fare gli interessi del paziente» è l’opinione di Testa «pensare che possa mettersi a trattare con i fornitori per patteggiare costi e tariffe significa spingere la Medicina generale verso ruoli che non le competono e non sono nel suo Dna. Lo ripeto, stiamo perdendo il senso delle cose; un conto è rivedere l’organizzazione dei servizi sanitari, un altro inventarsi rivoluzioni che mettono a soqquadro il sistema senza dare alcuna certezza».

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