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Proteine buttafuori bloccano l'attivazione dei geni

Medicina Generale Redazione DottNet | 14/10/2008 16:13

Se alcune malattie ereditarie sembrano un rompicapo perchè coinvolgono un grande numero di geni, il bandolo della matassa potrebbe essere in due proteine che nella cellula svolgono la funzione di buttafuori, impedendo ad alcuni geni di attivarsi.

Le descrivono sulla rivista Plos Biology gli italiani Davide Corona e Anna Sala, dell'Istituto Telethon Dulbecco presso l'università di Palermo. Entrambi lavorano grazie ai finanziamenti di Telethon e della Fondazione Giovanni Armenise-Harvard. Molti geni, osservano i ricercatori, non vengono letti e interpretati dalla cellula per il semplice fatto che è come se fossero dietro a una porta chiusa: il macchinario cellulare addetto a trasformarli in proteine non riesce a entrare. Le proteine capaci di tenere la porta chiusa si chiamano Iswi e Parp: riuscire a controllarle permetterà di mettere a punto nuove cure contro alcune malattie genetiche, come la sindrome di Williams, e alcune forme di tumore. La proteina Iswi è una delle meglio conservate nel corso dell'evoluzione, tanto che quella del moscerino della frutta e quella umana sono uguali per il 90%.

E' anche una delle più potenti, tanto da controllare il 5% del genoma. Il suo compito è indicare alla molecola del Dna quanto e come deve impacchettarsi su se stessa. Ma la sua azione può essere bloccata dalla proteina, Parp: quest'ultima ''mette una sorta di bandierina chimica su questa proteina e ne blocca l'attività. Il risultato - spiega Sala - è che senza l'intervento di Iswi il Dna risulta meno impacchettato e i geni fino a quel momento inaccessibili possono essere espressi''. In altre parole, si aprono le porte che prima erano sprangate. Le ricadute in termine di cure richiedono tempo, ma è incoraggiante che esistano già farmaci capaci di bloccare la proteina Parp, perciò di impedire che la Iswi non venga spenta e di aprire la porta ai geni rimasti inattivati.

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